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Il tunisino ucciso a sprangate a Vittoria, il vescovo La Placa: «Tragedia della povertà»

Il vescovo Giuseppe La Placa

«Una tragedia che appare figlia della povertà spirituale, sociale, economica, culturale di una porzione di territorio e di una popolazione invisibile abbandonata al proprio destino». Con queste parole il vescovo di Ragusa, monsignor Giuseppe La Placa, «si fa interprete del dolore di tutta la comunità» per il delitto di Slimane Marouene, il tunisino di 30 anni ucciso a sprangate dopo la festa di Capodanno trascorsa in contrada Alcerito, vicino alla discoteca «La Dolce Vita» a Vittoria. Dell’omicidio sono accusati tre ragazzi giovanissimi: uno ha appena compiuto 18 anni, gli altri due ne hanno solo 15. Uno di loro ha pure confessato.

Già il 19 novembre 2021, presentando a Marina di Acate le conclusione del progetto «Hold», il vescovo aveva riunito tutti i rappresentanti delle istituzioni invitandoli a «prendere coscienza di una realtà che forse conosciamo ma nella quale non riusciamo a entrare sino in fondo». «La nostra diocesi continua a essere presente con le iniziative del progetto Presidio della Caritas diocesana, confermando, attraverso un protocollo di intesa con Save The Children e l’associazione I Tetti Colorati, l’attenzione rivolta soprattutto ai bambini e ragazzi. Impegno che è stato rafforzato con la presenza a Marina di Acate delle suore carmelitane missionarie. Sono tutte presenze disponibili a condividere con le istituzioni lo sforzo per garantire il rispetto dei diritti umani (salute, istruzione, lavoro, casa)», prosegue il vescovo di Ragusa che lancia un nuovo appello: «Non possiamo continuare a girarci dall’altra parte, né le istituzioni, né la società civile. Occorre un’assunzione di responsabilità - afferma La Placa - da parte di tutti per tenere viva l’attenzione su questa porzione di territorio e non lasciare nessuno senza la possibilità di poter vivere una vita dignitosa».

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