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Il delitto di Vittoria, due dei tre arrestati avevano partecipato a progetti per la legalità

La discoteca La dolce vita di Vittoria

La zona della «Fascia trasformata», tra Scoglitti, Vittoria e Marina di Acate, è una polveriera. Qui vivono e lavorano molti immigrati con e senza contratto, spesso sono sottopagati e in un contesto di degrado, dove è maturato il delitto della notte di Capodanno in cui è stato ucciso il tunisino Slimane Marouene, 30 anni. Sarebbe stato letale un colpo di spranga alla testa, ma sarà l’autopsia a stabilire le cause. Probabilmente i tre ragazzi impugnavano ciascuno un’arma diversa: nell’auto sono state trovate due spranghe e un coltello a serramanico.

Nelle campagne desolate gli unici operatori sono i volontari del «Progetto presidio» della Caritas diocesana, con un team coordinato da Vincenzo La Monica che opera 5 giorni su 7. Accanto a loro ci sono l’associazione «Tetti Colorati» e la cooperativa Proxima e, da un anno, sono presenti le Suore carmelitane missionarie, che svolgono un’attività a favore dei più piccoli. C'è anche un presidio sanitario di Emergency.

Almeno due dei giovani che a Capodanno hanno impugnato le armi avevano frequentato le attività del Presidio, oggi unico avamposto di civiltà nella Fascia trasformata. «Questi ragazzi hanno partecipato alle nostre attività. Purtroppo - dice il direttore della Caritas diocesana Domenico Leggio - questi episodi tragici confermano la necessità di rafforzare la nostra presenza in quel territorio, in sinergia con gli altri attori. Anche se non è facile approntare interventi risolutivi a causa del contesto particolare in cui vivono, pieno di sofferenze e privazioni, noi continueremo con determinazione a offrire loro delle possibilità diverse rispetto al mondo in cui sono inseriti».

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