Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Modica, ragazzo gambiano non trova casa: «Nessuno vuole affittargliela»

Il fatto denunciato dall’Associazione di promozione sociale We Care. «Il giovane parla bene l'italiano, è qui da tanto tempo. Ha un lavoro a tempo indeterminato. Nell'ultima circostanza hanno detto che cercavano solo gente del posto»

Modica

«Non si affitta ai meridionali», stava scritto negli annunci immobiliari negli anni Sessanta e Settanta a Torino, definita dagli opinionisti «la terza città meridionale d’Italia dopo Napoli e Palermo». Oggi quello stesso razzismo alligna proprio tra i «terroni» a Modica, dove un ragazzo gambiano, che parla perfettamente l’italiano e ha un lavoro a tempo indeterminato,  cerca da quattro mesi un’abitazione. Senza successo. «È da mesi che ci stiamo impegnando per cercare una casa al nostro amico - spiega all’Agi Dario Cerruto, presidente dell’Associazione di promozione sociale We Care, aggiungendo di voler mantenere l’anonimato, chiesto dal giovane - ma dopo un primo contatto positivo le opportunità svaniscono con varie motivazioni che sembrano scuse».

Qualche giorno fa l’ultima risposta: la casa è disponibile, ma «solo ai locali, per scelta personale di famiglia». A nulla sono valse le referenze del ragazzo e le rassicurazioni dei volontari su un giovane «di cui ci si può fidare». «Ha voluto cercare una casa per liberare il suo posto nella struttura di accoglienza dove attualmente vive, per chi ha bisogno più di lui», spiegano. Ogni giorno si spostava in pullman a Modica da un altro centro della provincia iblea per studiare: «Poi - raccontano i volontari - ci ha chiesto aiuto e lo abbiamo ospitato a Modica in una nostra struttura, dandogli aiuto per concludere il ciclo di studi. La condizione economica della sua famiglia in Gambia - dice ancora Cerruto - lo ha spinto lasciare gli studi e a lavorare. Abbiamo cercato di spiegare al potenziale locatore che il ragazzo è serio, affidabile e rispettoso. Vive qui da molti anni ormai, ha conseguito anche la patente B, fa volontariato...ma nulla. Ciò che abbiamo capito e che in realtà non voleva persone africane».

«Questi episodi - prosegue - che non rappresentano più un’eccezione, bensì la regola, macchiano indelebilmente le carta d’identità della nostra comunità. Non si può essere contro la guerra solo se chi è bombardato assomiglia ai nostri figli. Non si può essere solidali a intermittenza». Il punto è che il grande lavoro che si svolge nei centri in cui i ragazzi - e non solo extracomunitari - vengono temporaneamente ospitati rischia di non trovare sbocco. «Il rifiuto di affittare una casa a questi ragazzi - conclude Cerruto - di fatto interrompe un percorso di integrazione, obiettivo possibile solo quando la collettività lo sostiene. Ci sono tante case sfitte, date fiducia a noi e ai ragazzi che quotidianamente dimostrano il loro impegno».

Caricamento commenti

Commenta la notizia