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Cuoco ucciso a Modica, rigettata la richiesta di rito abbreviato per l'ex carabiniere indagato

La richiesta di rito abbreviato condizionato, formulata dai legali dell’unico imputato, Davide Corallo, è stata rigettata dal gup presso il Tribunale di Ragusa, Andrea Reale: il processo per l’omicidio del cuoco modicano Peppe Lucifora verrà celebrato dinanzi alla Corte di Assise di Siracusa, competente per il tipo di reato, nell’udienza del prossimo 11 maggio.

Davide Corallo, carabiniere sospeso dall’Arma e in carcere dal 15 giugno del 2020, è accusato dell’omicidio del cuoco modicano Peppe Lucifora 57 anni, il cui corpo senza vita venne rinvenuto - il 10 novembre del 2019 - chiuso a chiave all’interno di una stanza della sua abitazione di largo XI febbraio al quartiere Dente di Modica. L’imputato era collegato dal carcere di Caltagirone.

I legali dell’uomo, gli avvocati Orazio Lo Giudice e Piter Tomasello avevano chiesto che Davide Corallo venisse giudicato con rito abbreviato condizionato a integrazione probatoria testimoniale di due professionisti che avrebbero preso in esame gli elementi relativi anche alla presenza del dna di Davide Corallo nella abitazione di Lucifora. La famiglia di Lucifora è rappresentata dall’avvocato Ignazio Galfo. Il gup ha rigettato la richiesta.

La procura di Ragusa aveva richiesto il giudizio immediato e la difesa aveva allora avanzato richiesta del rito alternativo sulla quale il gup si è pronunciato oggi rigettandola e inviando il processo con rito ordinario davanti alla Corte di Assise di Siracusa.

A indirizzare gli investigatori verso Davide Corallo, anche le tracce di dna raccolte dai Ris dei carabinieri che avrebbero ricondotto la presenza di Corallo in quella abitazione nell’arco di tempo in cui il delitto è stato consumato.

L’autopsia che venne condotta dal medico legale Giuseppe Iuvara e dal tossicologo forense Pietro Zuccarello aveva fatto emergere i dettagli del delitto: Lucifora era stato colpito con estrema violenza, tanto da fargli perdere i sensi e poi era stato soffocato per strangolamento, da una persona che aveva usato la mano destra per ucciderlo senza che Lucifora avesse opposto alcune resistenza.

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