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Loris, ricorso in cassazione contro il no alla scarcerazione della madre

È stato l'avvocato Francesco Villardire a depositare a Catania il documento di 90 pagine che, in 14 punti, contesta «illogicità e contraddizioni manifeste dell'ordinanza

CATANIA. Veronica Panarello, la donna detenuta per avere ucciso il figlio Loris, di 8 anni, ha presentato ricorso in Cassazione contro il provvedimento del Tribunale del riesame che ha rigettato la scarcerazione della 26enne.

La donna è accusata di avere strangolato e gettato in un canalone, il 29 novembre 2104, a Santa Croce Camerina, nel Ragusano, il figlio Loris.

Tra le motivazioni a sostegno della sua richiesta il penalista, in 90 pagine, presenta 14 contestazioni. Tra queste l'assenza di movente del delitto, l'insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, l'illogicità manifesta dell'ordinanza che l'avvocato Villardita ritiene «piena di contraddizioni». Il ricorso verte anche su quello per la difesa è «il mancato superamento delle prove scientifiche» presentate a discolpa dell'indagata.

In particolare, su questo punto, il legale di Veronica Panarello ritiene che il Tribunale del riesame di Catania «non ha superato con rigore scientifico il tema dell'orario della morte di Loris», che per la difesa non è tra le 9-10 come dichiara la perizia medico-legale della Procura, ma spostata più avanti quando la donna ha un alibi: è al corso di cucina al castello di Donnafugata. Ritenuta «non superata», nel ricorso in Cassazione, neppure la perizia della difesa sul video ripreso dalla telecamera di sicurezza davanti casa Stival il 29 novembre del 2014 secondo la quale «la sagoma di Loris non è compatibile con 'soggetto non notò che entra nell'ingresso del palazzo».

Eccezioni sono state presentate nel ricorso anche sull'allineamento degli orari delle telecamere di sicurezza e l'attendibilità di una agente di polizia municipale e di una testimone che avrebbe visto Loris il giorno della sua scomparsa. L'avvocato Francesco Villardita si è riservato di poter presentare memorie difensive aggiuntive entro 5 giorni dalla
camera di consiglio della Cassazione, e annotazioni aggiuntive durante l'udienza.

«Andiamo avanti alla ricerca della verità, anche se so che questo non mi ridarà il mio bambino, e non potrò riavere indietro il tempo non trascorso con mio figlio più piccolo». È «una donna distrutta» Veronica Panarello, dalla detenzione e dalla lontananza dalla famiglia, ma non si arrende

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