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Bellini, Rossini e Verdi raccontati dalle loro... amanti: una mostra a Ragusa

RAGUSA. Affetti, amicizie, amori.

Presunti, reali.

Leciti e illeciti.

E quando la cosa riguarda personaggi decisamente in vista, come i compositori italiani Gioacchino Rossini, Vincenzo Bellini e Giuseppe Verdi, basta sussurrare qualche parola, mettere in giro qualche storiella, raccontare qualche episodio, per rendere certo quel che è solo sommessamente vociferato.

Insomma “La calunnia è un venticello”, ieri come oggi, come forse sarà anche domani.

Ed è questo il titolo della mostra che si è inaugurata al Teatro Donnafugata di Ragusa Ibla e che precede l’eccezionale messa in scena de “Il Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini, prodotto insieme all’Accademia Teatro alla Scala di Milano diretta da Luisa Vinci e in programma fino a venerdì.

Nelle tre sale dei foyer del teatro, con gli allestimenti ideati dagli architetti Giuseppe Iacono e Andrea Nunzio Zago, il racconto delle “amanti” dei tre compositori attraverso abiti e oggetti provenienti da tre grandi teatri italiani (il Massimo di Palermo, il Massimo Bellini di Catania e Accademia Teatro La Scala di Milano) ma anche pezzi rarissimi appartenuti ad alcune di queste donne o agli stessi musicisti, esaltati nelle loro peculiarità grazie ai contenuti multimediali arricchiti dalla realtà aumentata con cui si entra in contatto indossando gli speciali occhialini ArtGlass 3D, frutto della collaborazione con l’azienda leader del settore ArtGlass.

La chicca più importante della mostra è sicuramente una pagina originale dello spartito di “Montecchi e Capuleti”, nella prima stesura dell’autore catanese, passata alla storia come la “pagina perduta”.

Tante le donne che hanno intersecato e connotato le vite dei tre compositori dell’Ottocento italiano. Come il soprano Isabella Colbran incontrata a Napoli da Gioacchino Rossini, protagonista di ben dieci delle sue composizioni. Ne divenne la moglie ma poi fu abbandonata da Rossini che a Parigi conosce Olimpia Pelissier, frequentatrice di teatri, modella per Vernet e che lo affiancherà 35 anni della sua vita.

Giuseppe Verdi, che sposò Margherita Barezzi, figlia del suo benefattore scomparsa prematuramente, si risposò con il soprano Giuseppina Strepponi, colei che fu l’amore di una vita.

La conobbe quando componeva il Nabucco. Durante la loro convivenza, poi culminata nel nuovo matrimonio, la vena creativa di Verdi creò la sua “trilogia popolare”: il Rigoletto, il Trovatore e la Traviata. E tra i suoi amori c’Ë da annoverare quello non certo facile con Teresa Stolz. Un’amicizia che presto i pettegolezzi trasformarono in reciproca passione che fece rinascere, musicalmente parlando, lo stesso Verdi segnando la nascita di uno dei suo capolavori, l’Aida all’interno della quale ritagliò la romanza, nel terzo atto, per mettere in risalto le capacità canore della giovane donna con cui era all’esordio la storia d’amore.

Un rapporto minato dalle maldicenze e dalle calunnie diffuse nell’ambiente musicale, al punto tale che anche un giornale satirico ne raccontò.

Decisamente più complessa la vita amorosa del genio catanese Vincenzo Bellini. Più che sussurrata la “strana” amicizia con Francesco Florimo, suo primo biografo e amico di una vita. I racconti dell’epoca parlano però di due grandi amori di Bellini, due amori a cui lui stesso pose, senza reali motivazioni, la parola fine. Passioni fugaci con Maddalena Fumaroli (rinnegata ad un passo dall’altare) e Giuditta Turina che riuscirono ad avere il
cuore di un uomo perennemente in bilico fra la gioia e la tristezza, tra l'euforia e la malinconia, tra l'esaltazione e la depressione.

Una terza donna di cui si innamorò, ma senza riuscire ad essere ricambiato, fu la giovanissima cantante Maria Malibran, sublime interprete della “Sonnambula”.

La mostra racconta molti di questi amori e di queste passioni, con allestimenti e costumi di alcune delle rappresentazioni melodrammatiche messe in scena dai tre grandi teatri italiani con cui Ë stata attivata la collaborazione in occasione di questo evento che trasforma il piccolo Teatro Donnafugata in uno scrigno tutto da scoprire.

A Vicky e Costanza Di Quattro e Clorinda Arezzo, organizzatrici e curatrici della mostra, è toccato il compito di illustrala:

La mostra resterà aperta ad ingresso libero fino al 28 dicembre (orari 10-13 e 17-20, lunedì giorno di chiusura, chiuso il 24 dicembre) e gode del sostegno del Comune di Ragusa – Assessorato agli Spettacoli, Accademia Teatro alla Scala di Milano, Teatro Massimo Bellini di Catania, Teatro Massimo di Palermo. Sponsor sono Igea Banca, Fondazione Sicilia, Unioncamere Sicilia, gruppo Gal - Senato della Repubblica, Di Pasquale per la Cultura.

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