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Mascherine solidali, all'opera anche i detenuti del carcere di Ragusa

Si chiama "Chiamata alle Arti" il progetto che vede in campo centinaia di nonne e mamme di Ragusa pronte a cucire a casa propria migliaia di mascherine da dare in dono alla comunità.

Insieme a loro anche i detenuti del carcere di Ragusa che ultimano il lavoro fatto da queste donne, grazie alla macchina da cucire donata da un commerciante del posto. E così si “cuciono” le sinergie per diventare un unico pezzo di “stoffa” che avvolge la collettività intera, in un rapporto che riesce anche a coinvolgere da vicino il carcere.

“Questi momenti di vera bellezza ci hanno riempito di gioia e soddisfazione dando ulteriore senso al progetto già carico di scambi sorprendenti, di inaspettate e positive vibrazioni, di genuinità d’animo e di nonne e mamme che si mettono a disposizione per donare mascherine anche al carcere, ricevendo dal carcere la piena disponibilità a realizzarne a loro volta altre da donare alla collettività – evidenza Fabio Ferrito, presidente dell’associazione Ci Ridiamo Sù – La direttrice dell’istituto e gli agenti penitenziari, i vari collaboratori e gli ospiti della struttura ci hanno fin da subito dimostrato come in un istituto di riabilitazione si possa davvero respirare un’aria di comunità attenta ai bisogni di tutti. E quando si mette entusiasmo e cuore tutto accade con semplicità. Uno scambio meravigliosamente umano”.

Il comandante responsabile dell'Area Sicurezza della Penitenziaria, dirigente aggiunto Chiara Morales, sottolinea l’importanza dell’interazione con l’esterno: “I detenuti hanno accolto con grande entusiasmo l'idea di confezionare mascherine da donare a chi ha bisogno, c'è stata da subito una naturale intesa tra detenuti, operatori penitenziari ed i ragazzi di Ci Ridiamo Sù, i vari promotori, i volontari. Ci hanno coinvolti, con la loro travolgente voglia di fare, in questo splendido progetto, che diventa un vero e proprio ponte tra il mondo "dentro il carcere" e il mondo "fuori dal carcere".

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