Il mondo della cultura perde uno dei pittori siciliani che dagli anni '60 ha affrontato la tematica della frantumazione dell’Io: è morto, all'età di 83 anni, Franco Cilia. Era nato a Ragusa ed era stato pittore e scultore. Molti anni fa aveva perso il figlio prematuramente e questo aveva segnato la sua vita, a lui aveva anche dedicato una mostra al Castello di Donnafugata, Colori per il mio Gianluca. È stato uno degli esponenti artistici più noti non solo del territorio Ibleo ma nazionale.
Negli anni '60 affronta il rapporto dell’uomo con il suo doppio, cercando ciò che si muove dietro il visibile e nello stesso periodo si interessa alla scultura, svelando il mistero antropomorfo delle pietre della terra iblea, come espressione profonda e sotterranea dell’anima siciliana. Negli anni ’80 trova consensi in Europa e nel Mondo, da Madrid a Parigi, da Lisbona a Copenaghen, fino a toccare Istanbul, San Paolo del Brasile e Città del Messico.
Dal ’92 mette in rilievo gli elementi cromatici e dinamici del divenire sociale, cosmico e psichico e scrive articoli su varie riviste e quotidiani, affrontando tematiche filosofico-esistenziali, come “Via San Vito 44” o il dialogo con Fortunato Pasqualino negli “Orecchini di Platone smarriti durante la danza del filosofo.
Con il passare degli anni produce opere sempre diverse e sempre nuove, in forte contrasto con una concezione di arte come decorazione o puro sperimentalismo e scrive alcune opere di dramma: È ancora Natale?, Oltremare, Gli Orecchini di Platone.
Cilia si dedica anche alla recitazione, celebre è il monologo tratto da Ritratto post mortem presso l’atelier Ennio Calabria e, ancora, il Processo a Cilia.
Diffusa la notizia del decesso sono tanti i messaggi sui social, tra questi anche quello dell'onorevole Nello Dipasquale: «La scomparsa del maestro Franco Cilia mi rattrista molto. Purtroppo, da qualche tempo a questa parte, non era più in salute e le sue condizioni si sono velocemente aggravate. Ho avuto il piacere di vederlo lo scorso dicembre in occasione di un incontro organizzato dalla famiglia. Da allora il peggioramento... Non è una perdita che riguarda solo gli affetti, ma la comunità artistica e l'intera città. Non solo un artista con uno speciale culto per la bellezza, ma anche un uomo che spesso si è messo a disposizione della sua città, durante la mia sindacatura, contribuendo con i suoi suggerimenti e le sue opere donate a Ragusa. Suoi lavori sono «l'uomo senza volto» di trivio Cucinello, la scultura all'interno di una dell'area spartitraffico di piazza Vann'Antò, il monumento ai caduti sul lavoro davanti al palazzo della Provincia commissionato dall'Anmil.
La sua è stata una presenza costante di suggerimento e vicinanza. La sua morte non basterà per farlo dimenticare, perché ha lasciato un segno indelebile nella città, con garbo, educazione, rispetto ed eleganza. La sua produzione artistica si trova nelle abitazioni dei ragusani, negli uffici, per le strade della città e disseminata per il mondo. Per questo Franco Cilia è un immortale. Un abbraccio Franco e un abbraccio a tutti i familiari».
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