Ha aperto gli occhi ed è riuscito a comunicare. Kamel Zouali, il padre del tunisino che ha dato fuoco alla casa di famiglia a Vittoria, ha ripreso conoscenza. È ricoverato al Civico di Palermo per ustioni sul 40 per cento del corpo, dal giorno in cui il figlio ventinovenne, Wajdi, ha tentato una vera e propria strage: la madre Miriam e la sorella maggiore, Sameh sono morta e la sorella minore, Omaima è tuttora ricoverata al Cannizzaro di Catania ancora in condizioni gravi, anche se in lieve miglioramento.
Un'altra sorella è scampata alla strage, Ebtisem. Si tratta della figlia maggiore della coppia che era perfettamente integrata, sia lavorativamente, che socialmente, nella cittadina del Ragusano. La giovane era a Torino, dove studia, ed è tornata in Sicilia pochi giorni fa. Il fratello è rinchiuso nel carcere di Ragusa, in isolamento e continuamente vigilato.
Nella notte tra il 12 e il 13 giugno, ha appiccato le fiamme nell'abitazione di piazza Unità, dopo un lite familiare. Il rapporto tra i genitori e il ragazzo, che soffre di problemi psichici, sarebbe stato teso da tempo. Quella notte, il ventinovenne è stato bloccato dalla polizia mentre vagava in una zona di campagna e ieri, 18 giugno, l'arresto è stato convalidato.
Per appiccare le fiamme avrebbe ammassato dei copertoni davanti alla casa, dando poi fuoco con una torcia avvolta in uno straccio imbevuto di liquido infiammabile. Il rogo, che ha distrutto l'abitazione, è stato spento dai vigili del fuoco dopo diverse ore. Intanto, all’interno della scuola frequentata da Omaima, è partita l’iniziativa di una raccolta fondi per sostenere la giovane compagna di classe e la sua famiglia. Promotori anche gli studenti di Radio Camurrìa, altra iniziativa nata all’interno dell’istituto vittoriese. L’iniziativa si è già allargata a macchia d’olio, coinvolgendo i ragazzi della Consulta scolastica provinciale, con il presidente Giovanni Donato Busacca, ed è già arrivata in altre scuole, anche in altre città.
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