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Emergenza sangue, le piccole città salvano le grandi: Ragusa e Caltanissetta al top

La provincia iblea ai vertici europei, quella nissena organizza eventi dedicati. L’assessore Volo: sono esempi da seguire

Giovanna Volo

Il top del top è rappresentato dalla provincia di Ragusa, prima in Europa per donazione di sangue. Maglia nera quella di Messina, all’ultimo posto nelle classifiche regionale e pure nazionale. In poche centinaia di chilometri si passa dall’eccellenza a una situazione di estrema carenza.

Le statistiche sono impietose. La media nazionale è di 40 sacche di sangue ogni mille abitanti: Palermo raggiunge a malapena questa fascia; Ragusa invece ha un tasso praticamente raddoppiato - 98 su mille - mentre Messina è il fanalino di coda con appena 27. Numeri che spiegano perché, oggi come oggi, sono i piccoli centri che devono correre in aiuto delle grandi città. Solo l’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta, per esempio, l’anno scorso ha stornato qualcosa come 780 sacche in esubero rimettendole in circuito per le altre strutture che avevano carenza di sangue.

«Negli ultimi sei anni - racconta Benedetto Trobia, direttore degli ospedali di Caltanissetta, San Cataldo e Mussomeli - abbiamo recuperato un gap notevole, passando da circa 2500 sacche in meno del 2017, alla disponibilità di quasi 800 di oggi. E per il 2024 abbiamo l’obiettivo di raccoglierne tremila, grazie anche al contributo dei cinque separatori cellulari appena acquistati, che presto entreranno in funzione». La ricetta niente affatto segreta per ottenere questi risultati «è stata di coinvolgere le forze dell’ordine, le scuole, l’università, le associazioni e il Rotary in incontri ed eventi - continua Trobia - l’ultimo dei quali un rally, dove sarà montato un gazebo per sensibilizzare i cittadini ad avvicinarsi alla donazione».

Secondo l’assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo (nella foto), «il modello sperimentato a Caltanissetta dovrebbe essere esportato anche in altre realtà siciliane». Ma c’è un dato che preoccupa, non solo a livello siciliano: le nuove generazioni sono sempre più distanti e sembrano indifferenti, tanto che le campagne di sensibilizzazione non fanno quasi più presa su quella che dovrebbe essere la fascia d’età da cui sarebbe naturale attendersi una maggiore attenzione al problema.

Un servizio completo di Fabio Geraci sull'edizione di Palermo del Giornale di Sicilia in edicola oggi

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