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Giallo a Ragusa: una donna muore al pronto soccorso, l'accompagnatore fugge

L'ospedale di Ragusa

È arrivata al pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II, a Ragusa, accompagnata da una persona che, dopo averla affidata ai sanitari del servizio di emergenza, si è allontanata. La donna, una quarantenne di nazionalità italiana, è morta nonostante le manovre di rianimazione cui è stata sottoposta al pronto soccorso. L’episodio risale al tardo pomeriggio di giovedì e su di esso, fin da dopo il decesso, polizia e carabinieri stanno indagando per chiarirne le cause e la dinamica.

Sulla quarantenne gravava una ricerca da parte dei carabinieri di Ragusa ai quali era stata presentata, dai responsabili di una struttura di accoglienza, una denuncia di scomparsa. Della poveretta, da qualche giorno, non si avevano notizie ed i militari dell’Arma erano impegnati nella sua ricerca dopo l’allontanamento volontario della stessa dal centro che la ospitava. Il fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica di Ragusa tende proprio a capire cosa sia successo nei giorni in cui è mancata dalla struttura e come le sue condizioni cliniche siano state così gravi da condurla alla morte.

Giovedì pomeriggio l’uomo, del quale non si sa nulla, sarebbe arrivato al pronto soccorso dell’ospedale della città capoluogo con a bordo dell’auto la donna in arresto cardiaco. I tentativi di rianimarla sono stati vani, non si è riusciti a salvarla. Al momento di dare la notizia del decesso però, nella sala di attesa del pronto soccorso, non c’era l’uomo che l’aveva accompagnata. Questi, infatti, dopo aver lasciato la quarantenne si era allontanato senza ripresentarsi.

Da quel momento sono state avviate le procedure di riconoscimento e di ricerca. Dal pronto soccorso sono stati allertati i carabinieri, i quali erano impegnati nella sua ricerca dopo la denuncia di allontanamento. Se per la donna non c’era più nulla da fare, il passo successivo era trovare l’uomo che l’aveva accompagnata al pronto soccorso. In questa direzione gli inquirenti stanno lavorando, ascoltando il personale medico e paramedico che aveva accolto la donna nel momento in cui lo sconosciuto l’aveva accompagnata. Sono legate proprio alla individuazione di quest’ultimo le ultime ore della vittima. Da capire dove la donna si era rifugiata dopo essersi allontanata dalla struttura in cui era ricoverata, da capire ancora le cause del malessere che l’ha portata ad arrivare al pronto soccorso in fin di vita e lì morire poco dopo. A questi interrogativi potrebbero arrivare le risposte da un esame autoptico sul quale la magistratura fino ad ieri non si è pronunciata ma che potrebbe essere disposto per avere chiarezza sulla morte della sventurata, il cui corpo senza vita non è stato riconsegnato ancora alla famiglia.

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