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Investì e uccise due cuginetti a Vittoria, confermata la condanna a 9 anni per Rosario Greco

I due cuginetti Simone e Alessio D'Antonio

La Corte d’Appello di Catania dopo sei ore di Camera di consiglio ha confermato la condanna a 9 anni di reclusione per Rosario Greco che l’11 luglio 2019 in via IV Aprile a Vittoria, intorno alle 20,50 guidando un suv, piombava addosso ad un gruppo di bambini che stavano giocando seduti sull'uscio di casa.

Alessio D’Antonio, 11 anni, muore sul colpo; Simone il cugino coetaneo con il quale vive in simbiosi - sono i figli di due fratelli, che vivono a cinquanta metri l’uno dall’altro e sono nati a 5 giorni di distanza il primo il 29 maggio e il secondo il 4 giugno del 2008 - morirà il giorno del funerale di Alessio.

Assieme a Rosario Greco che guidava l’autovettura e che dopo l’impatto scese dalla macchina e si avvicinò al luogo dell’incidente, c'erano altre tre persone: Angelo Ventura, Rosario Fiore e Alfredo Sortino, che in base alle immagini fornite dalle telecamere di videosorveglianza, aprirono le portiere e scapparono, tutti denunciati a piede libero per omissione di soccorso.

Spicca il nome di Angelo Ventura figlio di Giombattista 'Titta' Ventura, imputato - assieme al padre Giombattista (che la Procura distrettuale, dopo la cattura di Carmelo Dominante, ritiene avere assunto la reggenza del clan mafioso) - in un processo in corso, scaturito dall’operazione 'Survivors' condotta dalla Dda di Catania, che avrebbe appurato l’esistenza di un sodalizio criminale di stampo mafioso riconducente alla «stidda» vittoriese finalizzato alle estorsioni, alla intestazione fittizia di beni.

Dopo la sentenza di Appello che conferma la pena a 9 anni di reclusione per Rosario Greco, arriva il commento dell’avvocato Daniele Scrofani che rappresenta le famiglie D’Antonio assieme all’avvocato Enrico Cultrone: «Per il rito scelto dalle difese in primo grado, Greco è stato condannato ad una pena elevata seppur ridotta per effetto proprio del rito abbreviato. Naturalmente nulla potrà riportare i bambini all’affetto delle loro famiglie. Il fatto che in Appello la condanna sia stata confermata - conclude Scrofani -, perlomeno non aggiunge altro dolore a quello che i genitori e i parenti dei bambini portano quotidianamente dentro di se».

Le famiglie D’Antonio chiedono da tempo che venga riformata la legge sull'omicidio stradale che nel tetto massimo di pena applicabile prevede pene inferiori all’omicidio. Avevano ricevuto la visita dei ministri Alfonso Bonafede e Luigi Di Maio e di Matteo Salvini. Fu proprio Bonafede a promettere l’impegno per la stesura di un disegno di legge in tal senso, che portasse il nome dei bambini e che rendesse più aspre le pene per l’omicidio stradale.

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