«Una organizzazione premeditata. Ma pagheranno tutti, qualcuno l’ha già fatto. Quei 'furbetti' del vaccino dovranno rispondere non solo alla Commissione disciplina dell’azienda, ma alla magistratura e alla loro coscienza». Il direttore generale dell’Asp di Ragusa, Angelo Aliquò lancia un j'accuse durissimo nei confronti di alcuni suoi collaboratori, alti dirigenti dell’azienda sanitaria, «che hanno tradito la mia fiducia».
Dichiarazioni legate allo scandalo «vaccinopoli» scoppiato nei giorni scorsi in provincia di Ragusa. Aliquò aveva assicurato che i parenti dei dirigenti Asp non avevano beneficiato di alcuna corsia preferenziale, una indagine interna più approfondita ha rivelato invece che molti di loro avevano mentito. «Quando un intero nucleo familiare che non ne ha diritto riesce a ottenere la vaccinazione anti Covid - prosegue Aliquò -, vuol dire che dietro c'è una organizzazione. Non è stato un fatto estemporaneo legato alla necessità di non sciupare i vaccini ormai scongelati, ma un vero e proprio atto di arroganza». Alcuni «raccomandati», infatti, hanno ricevuto il vaccino ben prima del 6 gennaio, giorno in cui è scoppiato il caso.
Tra i destinatari illegittimi del vaccino una ex direttrice sanitaria dell’ospedale Busacca di Scicli, oggi in pensione, cinque ex sindaci (di cui tre medici che non esercitano più la professione), un preside in pensione, la figlia di una dirigente Asp che lavora in un’altra amministrazione dello Stato ma che ha un contratto di consulenza con l’azienda sanitaria, la moglie del responsabile di un centro vaccinazioni poi rimosso, i parenti della dottoressa che lo ha sostituito, la figlia, il marito e la madre di un’altra dirigente apicale dell’Asp di Ragusa.
Aliquò ha già provveduto a fare le segnalazioni in Commissione Disciplinare, annunciando la rimozione dagli incarichi di tutti i dirigenti coinvolti nella «vaccinopoli», che oltre a Scicli avrebbe interessato anche Vittoria, Comiso e Ragusa. «Mi avevano giurato che nessuno dei loro parenti era stato vaccinato», conclude Aliquò. «Mi sento ferito e tradito».
Intanto, si scopre che anche i medici in pensione che non esercitano più la professione non avevano alcun diritto di scavalcare la fila, stando alle parole del manager che tuttavia è costretto ad ammettere che la dose di richiamo sarà somministrata anche a chi non ne aveva diritto: «Non possiamo permetterci di sprecare vaccini», spiega senza riuscire a nascondere la sua «amarezza». ANSA
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