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Vittime di mafia a Vittoria, il giudice «blinda» l’indennizzo

VITTORIA. Il ministero dell’Interno chiede la restituzione di 60.000 al parente di una «vittima della mafia». Ma l’uomo si oppone e il tribunale di Catania gli dà ragione: quei soldi non devono essere restituiti. Una vicenda lunga e difficile, che si snoda sul sentiero giudiziario ma che interseca una delle vicende più dolore della storia recente vittoriese: la cosidetta «strage di San Basilio», del 2 gennaio 1999, che vice cadere come vittime cinque persone, tra cui tre esponenti del clan Dominante e due giovani che, solo per caso, si trovavano all’interno del bar della stazione di servizio Esso.

Nel processo che seguì contro mandanti ed esecutori della strage, il tribunale stabilì pure gli indennizzi per le famiglie delle vittime. Di lì a poco le somme vennero pagate non dai condannati riconosciuti colpevoli. Ma i processi penali si sono intersecati con quelli civili e, nel 2012, la sentenza civile ha deciso un indennizzo inferiore rispetto a quello che era stato deciso, come provvisionale, in sede penale. Da qui, la decisione del ministero di richiedere la restituzione di una parte delle somme, tramite la Prefettura di Ragusa. Nel frattempo, l’uomo aveva però presentato appello contro la sentenza ed ha impugnato il provvedimento del ministero.

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