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Veronica torna a nutrirsi da sola e la difesa contesta pure l’autopsia

I periti della donna: «Fascette stringicavo non compatibili con le lesioni mortali»

SANTA CROCE CAMERINA. «Veronica Panarello è sempre più determinata ad andare avanti nel ribadire la sua innocenza. Sabato il papà Francesco e la zia Antonella Stival l’hanno trovata in buone condizioni fisiche. La settimana precedente, quando era andata a trovarla anche la mamma Carmela, aveva avuto bisogno di una flebo perchè non mangiava, ma adesso è tutto passato». Lo dice l’avvocato Francesco Villardita legale di Veronica Panarello la mamma accusata di avere ucciso il figlio Loris il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina. La donna è detenuta nel carcere di Agrigento con l’accusa di omicidio aggravato ed occultamento di cadevere, anche se la custodia cautelare è stata emessa dal Gip del Trirbunale di Ragusa Claudio Maggioni solo per il primo reato in sede di convalida del fermo emesso dalla Procura.

Intanto la difesa attende di conoscere la data dell’udienza davanti alla Suprema Corte di Cassazione così come quella dell’incidente probatorio che analizzerà davanti ad un giudice terzo le registrazioni delle telecamere, alla base delle accuse mosse dagli inquirenti coordinati dal procuratore Carmelo Petralia e dal pm Marco Rota, ma che la difesa contesta per il mancato allineamento degli orari tra quelle pubbliche e quelle private. Nel ricorso in Cassazione, inoltre, l’avvocato Villardita ritiene non compatibili le fascette stringi cavo con le lesioni riportate dal piccolo Loris alla luce della perizia redatta dal professore Pietrantonio Ricci, consulente della difesa; se il bambino fosse stato strangolato al collo con una fascetta, non avrebbe avuto una ferita liscia.

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