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Stalking, a Ragusa condannato un uomo a 10 mesi

La sentenza nei confronti di un trentanovenne: la vittima denunciò tutto alla Squadra mobile

RAGUSA. È finito con la condanna a 10 mesi di reclusione il processo davanti al giudice unico del Tribunale di Ragusa Eleonora Schininà nato da un’operazione messa a segno nel Natale del 2012 dalla Squadra Mobile, sezione reati contro la persona. Il processo si è celebrato con il rito ordinario. Il pubblico ministero Concetta Vindigni aveva chiesto la condanna dell’imputato alla pena di due anni e quattro mesi di reclusione. Il giudice, dopo la camera di consiglio, ha condannato l’uomo ad una pena ridotta rispetto alle richieste dell’accusa. Sotto processo per stalking è finito Vincenzo Fortunato di 39 anni, ragusano. Secondo l’accusa l’uomo avebbe messo in atto una condotta persecutoria nei confronti dell’ex fidanzata che voleva interrompere una relazione ormai logorata nel tempo da continue violenze e minacce. Nel corso dell’ultima udienza è stata sentita la donna che ha confermato le accuse dicendo anche di non essere mai andata in ospedale per farsi refertare. A difendere l’imputato dall’accusa di atti persecutori è stato l’avvocato Matteo Melfi Verga che ha puntato sull’assoluzione dell’uomo con la formula più ampia per non avere commesso i fatti.

All’uomo, su richiesta della Squadra Mobile era stato notificato dagli agenti una misura cautelare di non avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima. La donna non era libera di andare al bar o in qualsiasi altro luogo di svago con le amiche in quanto veniva costantemente seguita, controllata e spiata. A questo si aggiungevano centinaia di sms dal contenuto minaccioso e persecutorio tanto che la vittima era costretta a cambiare numero ed a non uscire più da casa per paura di subire violenze. L’uomo a seguito di questo provvedimento notificato il giorno di Natale del 2012 non può avvicinarsi alla donna in alcun modo, in caso contrario rischia l’arresto. La Polizia di Stato ricorda a tutte le vittime di reato di non aver paura a denunciare fatti così gravi e di confidare nelle donne e gli uomini specializzati in questa tipologia di reato.

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