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Omologato il 6-0 del Ragusa sul Real Aversa, ma il principe insiste: «Rigiocare la partita»

Il principe Emanuele Filiberto di Savoia

Dichiarato inammissibile il reclamo presentato dal Real Aversa di Emanuele Filiberto che, dopo il match perso con il Ragusa che ha determinato la retrocessione del club campano, aveva parlato di avvelenamento della squadra. Resta dunque omologato il risultato che ha consentito al Ragusa Calcio di ottenere la salvezza. La decisione è della Corte sportiva d’appello nazionale, che ha accolto l’eccezione preliminare dei legali dell’Asd Ragusa Calcio, avvocati Francesco Guastella e Stefano Schininà, incaricati dalla società azzurra per curare la fase contenziosa.
La gara era stata disputata domenica 14 maggio, quale scontro decisivo per la salvezza nel campionato di serie D, girone I. Su quella gara il principe Emanuele Filiberto di Savoia aveva denunciato l'avvelenamento del suo Real Aversa. Adesso il principe scrive al presidente della Figc, Gabriele Gravina, per chiedere la ripetizione del match giocato, perso 6-0 dal team casertano, in occasione del quale, a detta del principe, i giocatori del Real sarebbero stati vittima di avvelenamento tanto da finire in ospedale.

Il Ragusa

La dirigenza dell’Asd Ragusa Calcio esprime in una nota «tutta la propria soddisfazione per il risultato ottenuto sul campo e confermato nelle competenti sedi giudiziarie sportive. Nei prossimi giorni - annuncia il club - si procederà anche in sede penale, a seguito delle gravissime espressioni degli esponenti del Real Aversa, tramite l’incarico conferito all’avvocato Fabrizio Cavallo».

La lettera a Gravina

E nella denuncia certamente il Ragusa terrà conto anche dei contenuti della missiva inviata a Gravina. «Illustrissimo Presidente - è l’inizio della lettera del principe - le scrivo questa lettera perché desidero far comprendere a tutti che lo spirito di questa battaglia giudiziaria non è animato dal mero risultato calcistico, ma dal dovere morale di rendere giustizia agli undici ragazzi del Real Agro Aversa scesi in campo a Ragusa esclusivamente per “ottemperare” ad una richiesta societaria e per onorare la propria maglietta, nonostante non fossero nelle condizioni fisiche idonee per giocare. Con la nostra accorata richiesta non intendiamo ottenere la vittoria a tavolino, ma semplicemente giocare nuovamente i playout di serie D come atto di giustizia che questo sport merita di ricevere». ù

Emanuele Filiberto ripercorre le tappe di quanto sarebbe accaduto a Ragusa. «Il nostro dirigente Paolo Filosa alle 9,30 aveva contattato il massimo dirigente della Lega, Luigi Barbiero, per informarlo del malessere di alcuni nostri calciatori, e lo aveva chiamato ben 6 ore prima dell’inizio della gara. Alla luce di quanto accaduto, l’errore di Filosa è stato esclusivamente di dare seguito alle indicazioni dello stesso dirigente di Lega, cioè disputare la gara pur se costretti a rinunciare ad un numero cospicuo di calciatori. E la squadra è scesa in campo, con onore e con la migliore formazione possibile, nonostante le defezioni, per non perdere la partita a tavolino. Purtroppo, era presente un solo rappresentante della Casa Reale Holding SpA, Nazario Matachione, che non riusciva a mettersi in contatto con me in quanto mi trovavo all’estero. Anche gli altri giocatori hanno iniziato ad avvertire malori. Il Ragusa era pienamente a conoscenza della situazione, il loro medico, a prescindere se abbia assistito o meno i nostri tesserati, come riferiscono i miei calciatori, si trovava quella mattina in ospedale, quindi conosceva la questione, e su questo punto nessuno ha ancora risposto. La dottoressa, medico sociale del Ragusa, la mattina alle 10 prima della partita si trovava di turno in quell'ospedale? Lavora in quell'ospedale? Nessuno ha risposto».

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