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Ragusa, un piano di recupero per il centro storico

Un piano complessivo di riqualificazione urbanistica del centro storico è stato presentato nel corso del workshop internazionale finalizzato al recupero urbanistico

RAGUSA. Riqualificare il centro storico di Ragusa superiore. Iniziando dal piano particolareggiato dei centri storici e la rivisitazione complessiva del piano regolatore generale. Un contributo, in termini di proposte progettuali, sarà fornito dal workshop internazionale, con esperti del settore, che hanno redatto cinque piani di intervento con un restyling complessivo del centro della città. Iniziando dalla rotonda di via Roma che, secondo i progettisti, dovrebbe diventare un polo d’attrazione, a terrazzamenti, con attività di ristorazione, centri di aggregazione per gli anziani e attività ludico ricreative. Anche piazza Libertà, secondo i professionisti, potrebbe diventare una grande agorà nel cuore della città. Il teatro della Concordia, in via Ecce Homo, si dovrebbe trasformare in uno polo culturale con iniziative ad ampio respiro. Critici i progettisti e gli urbanisti sugli interventi effettuati in via Roma le cui finalità e gli obiettivi da raggiungere non sembrano chiare. A Palazzo di città, ieri mattina, la conferenza stampa per tracciare il bilancio conclusivo del workshop internazionale promosso dalla diocesi di Ragusa, dalla fondazione Arch, dall’ordine degli architetti, paesaggistici, pianificatori e conservatori della provincia di Ragusa. «Siamo disponibili come ordine professionale – spiega Giuseppe Cocuzzella, presidente dell’ordine degli architetti della provincia di Ragusa- a collaborare con l’amministrazione Piccitto per redigere un piano particolareggiato e un piano regolatore generale che sia al passo con i tempi. I nostri professionisti potranno fornire gli strumenti utili per rimettere in moto l’economia e la ristrutturazione complessiva di una vasta zona della città». Cinque gli assi di intervento che hanno coinvolto una squadra di progettisti, tra architetti e pianificatori da ogni parte del mondo, che hanno elaborato un piano d’intervento ben articolato: la ristrutturazione del tratto finale di via Roma e della rotonda, l’ex cinema marino o della concordia, piazza san Giovanni con l’ex palazzo Ina, Il quartiere Carmine Putia e il palazzo Schininà oggi sede del vescovado. «Abbiamo voluto fare un’analisi attenta per la progettazione del tessuto urbano del centro storico di Ragusa superiore, ai fini del recupero urbanistico e sociale di alcune aree suscettibili di riqualificazione -. aggiunge Gaetano Manganello, presidente della fondazione Arch - la condivisione con gli abitanti delle analisi e delle proposte per una migliore vivibilità del centro storico, gli incontri e lo scambio di idee con i responsabili e i tutor del workshop e un confronto culturale tra diverse scuole di architettura, diverse professionalità (architetti, urbanisti, ingegneri) e culture è stata una fonte di arricchimento importante per la città». Tra le proposte progettuali il restyling dell’asse viario che si estende da via Roma fino a piazza libertà. «Un ulteriore arricchimento per la città – afferma l’assessore ai centri storici, Giuseppe Dimartino –sono stati giorni intensi di lavoro e di confronto su quello che dovrebbe essere la città del domani. Da questa esperienza vogliamo ripartire per pianificare, con attenzione, il centro storico e mettere mano al piano particolareggiato». La piazza e il Ponte nuovo realizzati nell’ambito dell’estensione urbana degli anni 1930 è una zona non valorizzata con un parcheggio centrale. Anche il quartiere di carmine putia è stato oggetto di studio con una proposta progettuale che mira alla salvaguardia della vallata Santa Domenica. “E’ uno dei quartieri più degradati del centro storico. Una zona quasi interamente svuotata dalla popolazione residente -spiegano i progettisti -con numerose abitazioni fatiscenti. È difficile, adesso, adattare le case alle esigenze delle famiglie contemporanee (problema della superficie molto limitata) e mancano i i servizi per gli abitanti e le attività economiche con un’accessibilità molto limitata del quartiere». 

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