RAGUSA. Due centesimi in meno sul prezzo del latte dal prossimo mese di settembre: da 45,50 a 43 centesimi al litro. Una comunicazione che suona come una beffa per gli allevatori ragusani, in barba agli accordi sottoscritti in Lombardia che, allo stato attuale, sono l’unico punto di riferimento in ambito nazionale. Anche le modalità d pagamento per gli allevatori si allungano. Da 60 fino a 120 giorni. Colpa della crisi di mercato ma anche di una trattativa sul prezzo regionale del latte chiusa in un cassetto. Si produce sottocosto; il prezzo del latte continua a subire ribassi.
Il direttore della Coldiretti di Ragusa, Pietro Greco, va giù duro. «Nelle assemblee si discute in maniera franca con la condizione di un percorso univoco per rilanciare la zootecnia ragusana - tuona Greco - e nelle stanze delle cooperative si fanno accordi unilaterali con le industrie danneggiando solo i produttori che sono i veri protagonisti della filiera. Un modo di fare che, come organizzazione, condanniamo con estrema forza». La Coldiretti parla di un atto di prevaricazione che suona come una beffa per il territorio ragusano. «La comunicazione, in maniera stringata, è stata data dalle cooperative ai soci allevatori – aggiunge Greco - senza aver concordato nulla con i diretti interessati. C’è qualcosa, in tutto il sistema, da rivedere». Il direttore Greco chiede, con urgenza, la convocazione di un tavolo istituzionale aperto alle forze produttive e cooperativistiche del territorio ragusano alla presenza degli industriali e dell’assessore regionale all’agricoltura. «C’è una grande richiesta di latte che proviene dalla Cina - afferma il direttore della Coldiretti - con un aumento delle vendite, in questo scorcio d’estate, dei prodotti freschi legati al territorio. Occorre un grande sforzo da parte di tutti per tutelare le nostre produzioni ma in modo particolare i piccoli e grandi imprenditori che sono i veri protagonisti del made in Italy. La nostra grande preoccupazione è legata agli sbalzi di umore di questa o quella cooperativa che finiscono per penalizzare solo gli allevatori. Dobbiamo rivedere anche il sistema di pagamento delle fatture agli allevatori: i tempo sono eccessivamente lunghi, che le imprese non possono più sostenere». Una mobilitazione, per la difesa del made in Italy, e per la tutela delle produzioni tipiche. Il prossimo anno, il 31 marzo, cesserà il regime delle quote latte istituito dall’unione europea negli anni 80 per fronteggiare la sovrapproduzione del latte che, nel nostro paese, copre il 65 per cento del fabbisogno nazionale con massicce importazioni di latte e prodotti derivati che stanno mettendo a serio rischio il futuro dell'agricoltura.
Caricamento commenti
Commenta la notizia