Agenti della squadra mobile della
Questura di Ragusa hanno fermato sei egiziani ritenuti gli
scafisti dell'imbarcazione con 250 siriani,
compresi decine di
neonati e 50 minorenni, sbarcati ieri a Pozzallo dopo esser
stati soccorsi da una nave della Marina militare italiana.
Ai sei indagati, oltre al favoreggiamento dell'immigrazione
clandestina, è contestato anche il sequestro di persona per
avere obbligato numerose famiglie a stare chiusi nella stiva del
peschereccio per 5 giorni prima di lasciare la Libia: «partiremo
soltanto quando saremo al completo», avrebbero intimato ai
migranti già imbarcati. Gli scafisti, secondo l'accusa,
avrebbero bloccato con la forza, costringendole a restare sulla
barca, anche persone che volevano rinunciare al viaggio e
ritornare a terra.
L'imbarcazione, per le condizioni del mare, ha rischiato più
volte di capovolgersi, ma poi i migranti sono stati soccorsi in
mare aperto. Gli organizzatori del traffico di vite umane,
secondo stime della polizia di Stato, avrebbero guadagnato
500mila euro per questo viaggio della speranza.
I sei presunti scafisti, secondo le
testimonianze rese da alcuni migranti siriani ed egiziani,
farebbero parte di una organizzazione criminale con base ad
Alessandria d'Egitto. La città egiziana sarebbe il "crocevia"
per organizzare i viaggi in Italia, come hanno confermato in
particolare un medico e un ingegnere siriano che si sono
trasferiti proprio ad Alessandria d'Egitto per entrare in
contatto con l'organizzazione sborsando una cifra che si aggira
intorno ai 200 mila dollari americani.
I sei arrestati sono Ahmed Lotfi di 28 anni, Ahmed Jamal di
19 anni, Mouhamed Hameda di 25 anni, Mouhamed Hemdan di 32 anni,
Mouhamed Mensi di 18 anni ed Alì Hassan Ghali Hameda di 34 anni.
A tutti e sei gli indagati, oltre al favoreggiamento dell'
immigrazione clandestina, è contestato anche il sequestro di
persona per avere obbligato numerosi migranti a stare chiusi
nella stiva del peschereccio per 5 giorni prima di lasciare la
Libia in viaggio per l'Italia.
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