MODICA. Dagli insediamenti rupestri medievali, ai capolavori del tardo barocco. Un viaggio nel tempo fra i palinsesti e le stratificazioni secolari dell’arte e dei monumenti, nella capitale dell’antica contea, quello proposto in“Modica. Arte e Architettura”, il prestigioso volume a cura dello storico dell’artePaolo Nifosì e con le foto di Luigi Nifosì che viene presentato oggi a Modica. A finanziare il progetto editoriale, al quale il professore Nifosì ha dedicato oltre trent’anni di appassionate e incessanti ricerche fra gli archivi di Stato e di quelli parrocchiali, la D.M. Barone, azienda siciliana della distribuzione intermedia del farmaco. Fondata agli inizi del secolo scorso a Modica, e giunta alla quarta generazione, per celebrare i propri cento anni di attività ha scelto di investire in cultura, sostenendo la stampa del libro: prezioso documento per il presente e per le generazioni che verranno. Dell’avventura editoriale riferirà Marilena Agosta Poidomani, amministratore delegato della D.M. Barone. Interverranno il sindacoIgnazio Abbate e lo storico Uccio Barone, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania.
I CONTENUTI
In circa 400 pagine, il volume ripercorre - e documenta anche visivamente con oltre 300 immagini – l’intero patrimonio monumentale ecclesiastico della città di Modica, dal Medioevo e sino alla fine dell’Ottocento. Di particolare interesse, perché raramente o mai aperte al pubblico, le notizie e la documentazione iconografica di opere d’arte e arredi sacri custoditi in alcune chiese. È il caso delle chiesa San Martino e di San Francesco Saverio, con uno straordinario ciclo di stucchi; o ancora della chiesa di Sant’Anna (quartiere Dente), nel cui interno settecentesco figura un bel crocifisso del Seicento; oppure la chiesa di San Giuseppe (quartiere Castello) con l’altorilievo in marmo della Natività. Fra le architetture più rilevanti quelle della Chiesa e dell’annesso convento di Santa Maria del Gesù, con motivi decorativi di epoca tardo gotica. E la statua dell’Annunciazione di Antonello Gagini, nella Chiesa del Carmine (Piazza Matteotti). Spiega Nifosì: “Abbiamo trovato conferme documentali che rafforzano l’attribuzione al Gagini del gruppo scultorea realizzato tra il 1529 e il 1531”; infine il contratto di incarico (1566) al pittore BernardinoNigro, per realizzare quello che è il più grande polittico mai dipinto per una chiesa in Sicilia e custodito nella chiesa di San Giorgio. E ancora: documentata l’esistenza di una fontana monumentale nella piazza antistante l’attuale sede del Municipio. “Dai riscontri documentali – continua Nifosì – apprendiamo che era costruita sul modello delle fontane cinquecentesche, come quelle della piazza Duomo di Messina. Il centro era sormontato da una scultura di Ercole, di cui non abbiamo traccia. Ma è inevitabile il confronto con la statuetta ellenistica dell’Ercole di Cafeo, a testimonianza del culto per questo personaggio mitologico”.
Fra le curiosità recuperate da Nifosì i dettagli delle celebrazioni per la presenza a Modica del viceré di Spagna, Giovanni Alfonso Enriquez Cabrera, in visita ai suoi possedimenti nel 1643 con numerose persone al seguito, fra notabili e servitù. “Venne messa in scena una tragicommedia e si organizzò un palio. Conosciamo persino il menù dei fastosi banchetti, con vino proveniente da Siracusa, anguille da Lentini, ben 40 mila uova per le decine di preparazioni salate e dolci. Fra queste figura quel bianco mangiare che ancora oggi fa parte delle ricette delle famiglie siciliane”.
In copertina un angelo cherubino che legge. Particolare di uno stucco della cappella dedicata a San Giuseppe, nella Chiesa di San Pietro. A realizzarlo Giovanni Gianforma, abile stuccatore del ‘700 come il padre e il fratello. I Gianforma, di origine palermitana, si trasferirono con la famiglia nella Sicilia Orientale, prima a Ispica e poi a Modica.
Un lavoro accurato e affascinante, quello dei due Nifosì, dove la ricerca trentennale dello studioso si nutre della luce e dello sguardo del fotografo, che apre gli occhi di un’intera comunità su un patrimonio ancora inesplorato e certamente inespresso in termini di fruibilità.
“In quasi 400 pagine – spiega il prof. Nifosì – abbiamo potuto documentare l’esistenza di cantieri plurisecolari tra il Cinquecento e l’Ottocento che, in piena continuità e con la febbrile attività post-terremoto 1693, hanno generato i grandi capolavori di oggi. Sono state individuate autorevoli committenze, che testimoniano la potenza economica della Contea; pubblicate per la prima volta legenerazioni di capimastri che hanno costruito Modica insieme ai nomi nuovi di architetti, di stuccatori, di pittori, di ebanisti, di argentieri. Insomma: un grande affresco che tramite le architetture, i dipinti, le sculture racconta i culti praticati nel corso dei secoli, il ruolo del clero regolare e secolare e quello delle classi dirigenti, il rapporto tra centri maggiori e centri minori, nella captazione dei modelli dotti italiani ed europei, reinventati dagli artigiani mediante l’uso dei materiali indigeni: il calcare dorato, il bianco dello stucco, e materiali recuperati dalle cave locali”.
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