COMISO. Due comisani sono stati arrestati dalla Polizia nella notte appena trascorsa. Si tratta di Fabio Dipietro, di 29 anni, che ora si trova al Carcere di Ragusa, e di Sergio Izzia, di 23 anni, agli arresti domiciliari. Entrambi sono accusati di rapina in concorso tra loro e con persone al momento ignote. L’episodio risale al 28 aprile scorso, durante il quale sono stati sottratti preziosi in oro di varia natura per un valore complessivo di oltre 8800 euro. Per i due l'aggravante è di aver commesso il fatto con armi, in più persone riunite e con il volto travisato da passamontagna. Inoltre sono stati accusati di lesioni, perché al fine di commettere il reato avevano causato al proprietario lesioni personali giudicate guaribili in giorni 3.
Il 25 aprile scorso Dipietro aveva iniziato a pianificare la rapina, cercando di procurarsi una auto pulita; inizialmente, l'indagato e i suoi complici programmavano di compiere una rapina utilizzando una Fiat Punto (che il proprietario rifiutava di prestare al Dipietro intuendo i motivi per cui l’auto venisse richiesta), mentre poi, considerata l’impossibilità di utilizzare la Fiat, il compimento della rapina sarebbe avvenuto con l'utilizzo di una altra autovettura, una Mercedes Classe A, messa a disposizione da Izzia. A partire dalla sera del 26 aprile scorso e fino alla fase immediatamente precedente il compimento della rapina in danno della gioielleria, si registravano una serie di contatti tra Dipietro e Izzia, che hanno così rafforzato il quadro indiziario a carico degli indagati. Infatti le indagini hanno confermano che i rapinatori sono giunti nei pressi del negozio con l'autovettura di Izzia Sergio, utilizzata anche per fuggire dopo la rapina. Alle ore 16.55, si verificava la rapina a mano armata in danno della gioielleria, sita a Comiso, e per il primo intervento si era recato sul posto personale dell’Arma di Carabinieri.
Le modalità della rapina venivano dettagliatamente descritte dalla vittima la quale dichiarava che la rapina era stata perpetrata da due rapinatori con volto travisato ed armati di pistola; uno dei due rapinatori puntava la pistola contro la vittima, intimandogli di aprire la cassaforte e, poi, lo colpiva alla testa con il calcio dell'arma, mentre l'altro rapinatore intanto prelevava numerosi oggetti in oro e preziosi dagli scaffali. Le vittime riferivano inoltre che i due rapinatori armati avevano esploso un colpo di pistola appena usciti dal negozio con la refurtiva. Il racconto fornito dalle persone offese risultava confermato dagli accertamenti eseguiti nell'immediatezza dalla P.G. Visionando le immagini delle telecamere, gli agenti notavano che pochi attimi prima che i due rapinatori con il volto coperto facessero ingresso nella gioielleria entrava a volto scoperto il Dipietro, il quale non chiudeva la porta blindata. Inoltre il primo dei rapinatori, evidentemente sapendo che la porta era aperta, senza esitare poggiava la mano per aprire la bussola ed entrare.
A questo punto, alla luce delle complessive risultanze dell'attività di indagine, appariva evidente che i rapinatori avessero utilizzato l’auto messa a disposizione da Izzia, previ accordi con il Dipietro, la cui presenza all'interno della gioielleria, al momento della rapina, non poteva certamente considerarsi casuale. La prova inequivocabile che il Dipietro fosse coinvolto nella rapina, con funzione di apripista, è stata acquisita grazie alle immagini registrate dalle telecamere installate all'interno e all'esterno della gioielleria. Alla luce di tutto ciò il GIP ha emesso le misure cautelari ritenendo ancora il pericolo di reiterazione dei reati desumibile dalla gravità dei fatti avendo gli indagati dimostrato di agire senza scrupoli, in base ad un piano preordinato da giorni e con una precisa ripartizione dei ruoli, potendo contare sulla complicità di almeno altri due soggetti e con l'utilizzo di un'arma da fuoco che uno dei complici non ha esitato a puntare contro la vittima, colpendola alla testa con il calcio della pistola, ed esplodendo un colpo di arma da fuoco sulla via in pieno giorno, peraltro dopo la commissione della rapina con metodo tipicamente intimidatorio.
Gianna Bozzali
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