COMISO. Gianni Insacco aveva appena dieci anni, quando, nel 1979, trovò il suo primo reperto fossile. Era una conchiglia bivalve, ritrovata nei dintorni di Comiso. Una passione che parte da lontano, quella del paleontologo e naturalista di Comiso, «conservatore scientifico» del Museo di Storia Naturale, considerato oggi uno dei maggiori esperti italiani del settore. Gran parte dei reperti del museo (circa diecimila) sono di sua proprietà e sono stati concessi al Comune in comodato d'uso gratuito. Il Museo nasce nel 1991 con i circa 8000 reperti della collezione Insacco. Oggi ne conta 12.000 e circa 2000 sono di proprietà del Comune. Lui è un dipendente del comune a mezzo servizio: è un ex precario, stabilizzato dal 2010, con un contratto part time: 18 ore settimanali e uno stipendio che è dimezzato rispetto a quello di un impiegato comunale. Ma lui, a dispetto dell'orario di lavoro, in quell'ufficio trascorre gran parte delle sue giornate. Fino a tarda sera. Nonostante le tante pubblicazioni scientifiche (studi zoologici e paleontologici), non ha mai intrapreso la carriera universitaria. Del Museo fa parte (ma non è ancora esposta) una balenottera di 19 metri, spiaggiata nel 1993 a Ribera. «È il secondo esemplare più grande in Italia - spiega Insacco - la più grande, trovata a Piombino, è lunga appena due centimetri in più». Nel museo ci sono anche i resti di diversi «elefanti nani».