Ragusa

Venerdì 22 Novembre 2024

Sesamo ispicese, piano di rilancio: nuove tecniche per la produzione

RAGUSA. Rilanciare nel territorio ispicese la coltivazione del sesamo, da sempre utilizzato in Sicilia dove fu importato dagli arabi per la produzione della giuggiulena o cubbaita, il famoso croccante a base di semi di sesamo ai quali si uniscono nella preparazione schegge di mandorle e miele. L'idea è di alcuni anziani produttori del posto affiancati in questo ambizioso progetto di recupero e conservazione della biodiversità dalla SOAT e dall'UOS di Ispica dell'Assessorato alle Risorse Agricole della Regione Sicilia. Ricercato ed apprezzato sul mercato locale perché considerato qualitativamente superiore al prodotto importato, il sesamo di Ispica ha trovato utilizzo non solo nella produzione della cubbaita ma anche nella guarnizione del pane, pratica molto diffusa nelle province di Catania, Siracusa e Ragusa. Per questo motivo, il sesamo prodotto nelle campagne di Ispica ha sempre spuntato prezzi più alti rispetto a quello importato, meno adatto agli usi locali. «Il programma di recupero - spiegano i dirigenti dell'Assessorato Regionale, Paolo Sudano e Giuseppe Cicero - è stato molto richiesto da alcuni noti pasticcieri del territorio che da tempo non riuscivano più a produrre la cubbaita con le caratteristiche organolettiche originali. Il programma ha interessato il recupero della varietà locale, attraverso il coinvolgimento dei pochi produttori storici e di età avanzata che detengono ancora pochi quantitativi di seme locale. Da una superficie inferiore all'ettaro - proseguono - nel corso della campagna 2014 si è passati ad una produzione di circa tre ettari coinvolgendo altri produttori del territorio con i quali si sono introdotte tecniche di produzione tendenti ad abbassare gli alti costi produzione, meccanizzando la semina, la sarchiatura e aumentando così la densità di semina». In provincia di Ragusa la coltivazione del sesamo è stata quasi esclusivamente circoscritta nel territorio di Ispica per le ottimali condizioni pedoclimatiche: da un lato le elevate temperature, dall'altro i terreni, quelli alluvionali provenienti da terreni paludosi sottoposti a bonifica che risultavano molto fertili e che nel periodo primaverile-estivo conservavano un buon grado di umidità che soddisfaceva perfettamente le esigenze idriche della coltura. Oggi, come detto, la coltivazione del sesamo di Ispica è ridotta a pochi ettari coltivati da alcuni produttori anziani che applicano ancora una tecnica colturale interamente manuale. Le varietà in uso nel territorio di Ispica sono ecotipi locali fra i quali è predominante la «biondo lucido», selezionati per le caratteristiche di uniformità del seme fondamentale visto l'impiego nella pasticceria tipica e nella guarnizione del pane. «Il seguito del programma - sottolineano i dottori Sudano e Cicero - riguarderà l'introduzione di tecniche di raccolta e pulitura del seme meccanizzate, oltre alla valorizzazione e promozione del prodotto, attraverso un accordo con il movimento Slow Food, per l'iscrizione della Giuggiulena di Ispica nell'elenco nazionale dei Presidi». Il raggiungimento del presidio Slow Food porterebbe così il territorio degli Iblei ad un primato circa il numero di presidi già riconosciuti ossia la Vacca Modicana, l'Asino Ragusano, la Cipolla di Giarratana, il Fagiolo Cosaruciarru di Scicli e la Fava Cottoia di Modica.

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