
Scenari che non sembrano ma sono tipicamente siciliani, selvaggi, zone meravigliose che sorgono nella punta estrema della Sicilia. Il fiume Irminio scorre nella provincia di Ragusa, il suo corso è lungo 52 chilometri e c’è una riserva naturale alla sua foce: fu istituita nel giugno 1985 proprio con lo scopo di salvaguardare la biocenosi della zona costiera, la dinamica della vegetazione delle rarissime espressioni di macchia foresta, nonché l’ecosistema del fiume. L’Irminio nasce alle falde del Monte Lauro (986 metri), la cima più alta dei monti Iblei, nella zona collinare in cui sorge anche Giarratana, che è a monte del fiume e, dopo avere inciso profondamente l’altopiano tra Ragusa e Modica, sfocia nel Canale di Sicilia. È il fiume più importante della provincia.
Il territorio protetto comprende la foce del fiume, una zona costiera che si affaccia sul Mediterraneo con coste sabbiose ma anche falesie strapiombanti in mare. Le tipiche dune mobili spostate dai venti danno al territorio un aspetto variabile.
Il fiume, un tempo navigabile, nell’antichità era utilizzato per effettuare scambi commerciali fra le zone interne e la costa. Ha mantenuto questa funzione fino all’alto Medioevo, poi il disboscamento sulle sue rive lo ha fatto diventare torrentizio, con l’insabbiamento della foce e la formazione del cordone dunale.
Lungo le rive dell’Irminio si possono trovare piante di alto fusto, soprattutto il pioppo e il salice, qualche eucaliptus. Le piccole falesie digradanti verso il mare sono popolate da agave, palma nana e timo. Uccelli migratori usano la riserva come area di sosta durante la migrazione dall'Africa al nord Europa e viceversa. Il cavaliere d'Italia, il martin pescatore, la folaga, la garzetta, la poiana, il cormorano, il falco e tanti altri popolano questo pezzo di scenario a metà tra il mitteleuropeo e l’appenninico trapiantato nel lembo d’Europa che è al di sotto del parallelo di Tunisi. Nelle zone acquatiche si trovano rana e rospo mentre nelle zone sabbiose ci sono il ramarro e il biacco, ma anche volpi e conigli selvatici, oltre alla nutria, specie introdotta.
La riserva è fra due centri abitati, Marina di Ragusa e Donnalucata, frazione di Scicli. Il fiume fa anche da confine naturale fra i territori dei due Comuni. La foce dell'Irminio, detta forgia di Scicli è anche la zona archeologicamente più importante: su una collinetta è possibile osservare gli avanzi di un abitato greco, costituiti da materiale di costruzione e da frammenti fittili.
Purtroppo nulla rimane in opera, fatta eccezione per i conci affioranti sul terreno a ridosso di un muro di confine tra due appezzamenti. In questa zona sono stati rinvenuti anche frammenti di vasi che testimoniano come il sito fu abitato senza soluzione di continuità dal VI Al III-II secolo a.C. Gli avanzi romani più importanti della zona si trovano nella pianura che si estende ad occidente dell’Irminio, sempre in prossimità della foce del fiume. Qui, nel 1953, durante lo scavo di un canale, furono scoperti una serie di ambienti.
L’insabbiamento della foce, dovuto al disboscamento, è stato ulteriormente accentuato dalle sempre più scarse precipitazioni, che hanno causato la progressiva riduzione della portata del fiume e la formazione di acquitrini e paludi. L’area già nel 1918 era stata dichiarata zona protetta, con l'istituzione della Riserva naturale Macchia foresta del fiume Irminio, poi Riserva naturale speciale biologica.
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