Da uno scambio di visioni fra amici durante una vacanza nel cuore della Valle d’Anapo è nata un’idea che nel giro di un anno è riuscita a prendere forma intercettando diversi portatori di interesse locali. Si tratta del progetto Grani Iblei che, ad oggi, vede coinvolti diversi agricoltori, mugnai, mastri pastai e panificatori nonché ristoratori, sostenuti da associazioni, enti locali, dal Consorzio di Ricerca G.P. Ballatore, dal GAL Natiblei, dalla scuola d’arte culinaria Nosco di Ragusa, Slow Food e Agenzia per lo Sviluppo degli Iblei.
Un progetto nato “dal basso”, dall’aggregazione spontanea dunque di soggetti che a vario titolo hanno espresso l’interesse comune di promuovere il valore custodito dalla cultura del grano locale, dal Russello Ibleo al Perciasacchi, alla Timilia, contribuendo a delineare un vero e proprio progetto di sviluppo locale.
La prima fase del progetto si è già materializzata con la semina di alcuni ettari di varietà locali di grano duro siciliano, utilizzando laddove possibile delle sementi certificate. Prossimo step sarà quello di creare un gruppo operativo per governare il progetto di cooperazione. Grani Iblei si propone di organizzare una filiera del grano locale a chilometro zero, che sia capace di produrre materie prime e prodotti trasformati ad elevato valore aggiunto, da utilizzare nel proprio territorio in percorsi turistici e di ristorazione, ma che può anche intercettare l'attenzione di altri mercati nei quali viene premiata la qualità e l'identità dei prodotti.
“Stiamo già organizzando un piano di produzione ed il sistema di garanzie da offrire ai consumatori - spiega Giuseppe Russo, ricercatore del Consorzio Ballatore-. In particolare abbiamo intenzione di promuovere un vero e proprio piano di comunicazione e condivisione dei valori e delle informazioni custodite dalla rete e dai prodotti. Una decisione nel gruppo è già stata presa all'unanimità: lo standard a cui si ispira Grani Iblei è quello previsto dal disciplinare del Sistema Qualità Sicura certificato dalla Regione Siciliana. Quindi niente micotossine nei nostri prodotti, né glifosate utilizzato nei campi, e soprattutto tracciabilità, identità e valore nutrizionale garantiti”.
La filiera porterà alla produzione di un prodotto di qualità con grandi possibilità di mercato, espressione dell’identità del territorio ibleo che vanta una propria vocazione cerealicola e dispone anche di un elevato potenziale turistico e culturale.
“I prodotti dell'agroalimentare in questo pezzo di Sicilia sono portatori sani di informazione e cultura, che piacciono ai consumatori del terzo millennio. Il grano locale, come il Russello ibleo, coltivato nei campi delimitati dai tradizionali muretti a secco, gli sfarinati ottenuti dal lavoro di sapienti mugnai, i prodotti derivati come il pane a pasta dura o la pasta artigianale di grani antichi, sono tutti espressione di questo territorio – conclude Russo- nel quale bellezza, storia e cultura si concentrano e si integrano disegnando un contesto unico”.
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