RAGUSA. Il decreto legge non sarà scalfito. Neppure da un eventuale sentenza di opposizione del Tar del Lazio. Che entrerà nel merito solo sul decreto interministeriale dopo le opposizioni sollevate da alcuni comuni, dall'Anci, e organizzazioni di categoria.
L’imposta municipale sui terreni agricoli pesa come un macigno sulle aziende agricole in un momento di grande difficoltà del comparto. Otto comuni della provincia di Ragusa, dal primo gennaio di quest’anno, saranno costretti a pagare per intero le somme dovute. Si tratta di Comiso, Acate, Vittoria, Santa Croce Camerina, Scicli, Modica, Pozzallo e Ispica. Solo due comprensori sono totalmente esenti perché si configurano come comuni montani. Si tratta di Giarratana e Monterosso. A Ragusa e Chiaramonte Gulfi sono esenti solo le imprese agricole regolarmente iscritte alla Camera di commercio.
«Imporre un tassa cosi onerosa in un momento di grande difficoltà per le imprese è semplicemente una follia – spiega il presidente di Confagricoltura Ragusa, Sandro Gambuzza - come se venissero tassati i beni strumentali di un’azienda quali macchinari e utensili. Abbiamo detto, in più di una circostanza che le risorse, in una politica di tagli, vanno reperite altrove razionalizzando enti e organismi inutili, in seno al ministero e all’assessorato all’Agricoltura. Il loro mantenimento e le diseconomie non possono essere pagate dagli agricoltori. Da uno studio condotto dalla nostra associazione - continua Gambuzza - eseguito comparando i dati dell’anno 2013 con quelli del 2015 secondo le nuove regole introdotte dal decreto legge emerge chiaramente come la provincia agricola di Ragusa sia stata sottoposta ad un vero e proprio salasso tributario ingiusto e penalizzante».
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