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È morto Alessandro Quasimodo: salvò la memoria del padre Premio Nobel

Attore e regista, figlio del poeta siciliano, che paragonava a «un fico d’India, spinoso fuori e dolce dentro», e della danzatrice Maria Cumani, si è spento a quasi 86 anni. Fu l’artefice dell’apertura della Casa natale a Modica

Alessandro Quasimodo
Alessandro Quasimodo

«Un fico d’India, spinoso fuori e dolce dentro»: così Alessandro Quasimodo descrisse in un’intervista quel padre Premio Nobel di cui, per tutta la vita, è stato la «voce». Padre ingombrante, certo, «difficile da avvicinare ma anche di una dolcezza immensa, che si riusciva a trovare una volta superate le sue difese». Il rapporto tra loro fu complesso, segnato da tanti momenti di distanza e di riconciliazione, ma Alessandro dedicò gran parte della sua vita a onorare la memoria del padre, viaggiando ovunque per leggere le sue poesie, e diede vita alla Casa natale, oggi museo Quasimodo, a Modica. E quando il poeta lasciò in eredità la medaglia del Premio Nobel alla sua amante, che successivamente la vendette, Alessandro la ricomprò da un numismatico di Milano, pagandola trenta milioni di vecchie lire. «Era doppiamente mia – scrisse in seguito, senza mai rivelare il nome della donna vicina al padre -. Non l’ho ereditata, l’ho comprata». e adesso che l’attore e regista, a 85 anni, è scomparso a Milano, si spegne con lui l’ultima testimonianza della vita quotidiana del poeta, ma anche il custode profondo della sua memoria.

Nato a Milano il 22 maggio 1939, da Salvatore Quasimodo e dalla danzatrice Maria Cumani, Alessandro ha sempre scelto il palcoscenico: si era diplomato attore nel 1959 alla scuola d’arte drammatica del Piccolo Teatro, studiando con Lee Strasberg al Festival dei Due Mondi di Spoleto, dove debuttò in Motivo di scandalo di John Osborne diretto da Lamberto Puggelli. È sempre rimasto molto legato al Piccolo Teatro dove è stato diretto, tra gli altri, da Marco Bellocchio in Timone d’Atene di Shakespeare e da Franco Parenti ne Il bagno di Majakovskij; ed è stato lui a interpretare, per la prima volta in Italia, Stanley de Il compleanno di Harold Pinter, peraltro apprezzato dal «difficilissimo» autore. È stato diretto anche da Patrice Chéreau nel Massacro a Parigi di Christopher Marlowe a Lione e da Luca Ronconi in Utopia da Aristofane. Dal 1975 al 1978 Alessandro Quasimodo fece parte del Teatro Pierlombardo di Franco Parenti e prese parte a numerosi spettacoli, da Il Misantropo di Molière a Il Macbetto di Giovanni Testori e Il gigante nano di Frank Wedekind. Dal 1979 in poi si è dedicato quasi esclusivamente ad una sua ricerca sulla poesia, ha proposto spettacoli, performance, letture, spesso insieme a Mario Cei, in Italia e in molti istituti italiani di cultura, in Europa Asia e Nord America, dal 1980 fino ai primi dieci anni del 2000. Nel 1994 riunì in una mostra e in un piccolo libro, le 27 gouaches che Salvatore Quasimodo (con risultati discutibili) aveva prodotto, e le avvicinò ad altrettante poesie del padre: la stessa mostra è stata riproposta con successo a dicembre scorso al Museo Riso.

Le figure dei genitori sono state sempre molto presenti nella vita di Alessandro: in teatro ha costruito Fuori non ci sono che ombre, e cadono, affidando Salvatore e Maria a Franca Nuti e Luciana Savignano, Ettore Borri al pianoforte, in scena al Piccolo Teatro di Milano nel 2003. Ha curato le regie dell’Aminta del Tasso (1984), Oreste di Vittorio Alfieri (1985) prodotti dal Teatro alla Scala per l’Estate d’Arte a Milano, e La città morta di Gabriele d’Annunzio (1987). Presente anche sul grande schermo in film di Ugo Tognazzi, Lina Wertmüller, Federico Fellini.

Ma la sua figura è legata soprattutto all’apertura della Casa natale di Salvatore Quasimodo a Modica, e alla promozione del Parco Letterario intitolato al padre di Roccalumera, luogo d’origine della famiglia Quasimodo. «Era molto forte il suo legame con Modica, dove tornava sempre volentieri e dove l’ho incontrato tante volte e con grande piacere – dice il sindaco Maria Monisteri –, era bellissimo conversare con lui, fra ricordi del padre e il grande rispetto che aveva per la città, luogo che sentiva un poco anche suo. Alessandro Quasimodo era la voce della poesia del papà e più volte ha recitato i suoi versi dal balcone della casa di via Posterla».

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