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Vittoria, l'incendio per vendetta a casa della donna che lo rifiuta: la palazzina è inagibile, i residenti chiedono ospitalità ad amici e parenti

I vigili del fuoco con la scala esterna hanno permesso alla donna e al poliziotto di lasciare la casa in fiamme

Comparirà lunedì prossimo, 15 luglio, davanti al giudice per le indagini preliminari, il ventottenne vittoriese, accusato di aver appiccato ieri, venerdì 12 luglio, l’incendio nella palazzina dove vive la donna che lui dice essere la sua ex fidanzata che l'avrebbe lasciato. Probabilmente, tuttavia, i due non hanno mai avuto una vera relazione, né adesso e nemmeno in passato.

Il rogo ha semidistrutto i quattro piani della palazzina,  che si trova in via Cacciatori delle Alpi, a Vittoria. Solo per un caso non ci sono state vittime. Alcune persone sono state evacuate o hanno lasciato subito l'edificio, appena sentito il crepitio delle fiamme. La donna bersaglio dell'attentato, trentacinquenne, si trovava al quarto piano ed è rimasta bloccata nell’appartamento. Non riusciva ad uscirne perché le fiamme avevano invaso la tromba selle scale.

È arrivato in suo soccorso il dirigente del commissariato di Vittoria, Giovanni Arcidiacono, che non è nuovo a questo genere di interventi. Il poliziotto si è lanciato tra le fiamme fino al quarto piano, lasciando poi l’immobile insieme alla donna attraverso la scala di salvataggio esterna dei vigili del fuoco. La donna è stata portata in ospedale con un principio di intossicazione, ma è stata presto dimessa. Anche Arcidiacono è rimasto lievemente intossicato del fumo.

Infarinato, che ha numerosi precedenti, è stato rintracciato dalla polizia e fermato. È stato identificato grazie alle immagini delle telecamere della zona. Finora non ha fornito spiegazioni, tranne la presunta lite con la donna. Nell’udienza di convalida sarà assistito dall’avvocato Giovanni Bongiorno. Il sostituto procuratore titolare delle indagini è Gaetano Scollo. L’accusa è di tentato omicidio.

Intanto, dopo le prime ispezioni, l’immobile è stato dichiarato inagibile. Le famiglie che lo abitavano hanno dovuto far ricorso all’ospitalità di parenti e amici.

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