Il Tribunale di Ragusa ha sospeso il fermo amministrativo della nave Sea-Watch 5 non riconoscendo l’illecito contestato dalle autorità italiane. «Il giudice - specifica l’ong - ha preso in analisi le prove presentate da Sea-Watch concentrandosi sull’accusa mossa dalle autorità italiane secondo cui la nave avrebbe disatteso le indicazioni della motovedetta Fezzan della cosiddetta guardia costiera libica. A sostegno di questa accusa, l’Avvocatura di Stato ha sostenuto di avere ricevuto prove documentali da parte di Frontex. Tali prove, tuttavia, non sono state presentate alla Corte da parte dell’Avvocatura lasciando le accuse prive di alcun fondamento». Secondo quanto ricostruito dal giudice in questa fase preliminare del procedimento, la Sea-Watch 5 «non può quindi essere accusata di avere ignorato le indicazioni ricevute. La presenza della nave, viene inoltre riconosciuto, non ha creato situazioni di pericolo».
«La decisione della Corte di Ragusa - accusa Sea Watch - mostra nuovamente l’inesistenza delle accuse che vengono di volta in volta rivolte alle navi Ong con l’unico scopo di bloccarle in porto. Il provvedimento va a sommarsi a quelli analoghi adottati dalle corti di Brindisi rispetto alla nave Ocean Viking e di Crotone rispetto alla nave Humanity 1. La legge Piantedosi che, in violazioni a norme ed obblighi imposti dal diritto internazionale, criminalizza l’operato delle navi delle organizzazioni non governative con accuse strumentali, sta venendo pian piano demolita dalla magistratura. Ma mentre i giudici italiani sono costretti a riparare, di provvedimento in provvedimento, i danni creati da questa legge, le navi rimangono bloccate in porto e in mare si continua a morire».
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