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La pagoda della Pace a Comiso, il giudice riapre la strada al monaco buddhista

Gyosho Moroshita

Finisce il parziale isolamento del monaco buddhista Gyosho Moroshita, che per una disputa legale con i proprietari del terreno su cui ha edificato la Pagoda della Pace di Comiso si era visto chiudere con un cancello l’unica via di accesso carrabile ed è stato impossibilitato a approvvigionarsi d’acqua per l’interruzione della condotta idrica. L’anziano monaco, oggi 78enne, era arrivato a Comiso più di 40 anni fa, quando il movimento pacifista iniziò a manifestare contro i missili cruise dell’allora base Nato di Comiso. Era rimasto percorribile solo a piedi un sentiero, disagevole per lui; amici e fedeli lo raggiungevano in cima alla collina dove è costruita la Pagoda della Pace, per portargli il cibo e per riunirsi in preghiera.

Il giudice Giovanni Giampiccolo, presso il Tribunale di Ragusa, ha disposto che venga consentito il ripristino della conduttura e fornitura idrica, che il monaco possa avere accesso alla Pagoda e al tempio ogni qualvolta ne abbia necessità, anche accompagnato, mentre l’accesso ai pellegrini - anche con autovetture - sia limitato all’ora delle preghiere. Il cancello dovrà comunque essere aperto mezz'ora prima delle preghiere e mezz'ora dopo per consentire il culto ai fedeli. I proprietari del terreno che è stato concesso in affitto al monaco dovranno pagare le spese di lite che ammontano a 3000 euro, oltre all’Iva, alla cassa forense, e al rimborso delle spese generali.

Il monaco dell’Ordine buddhista Nipponzan Myohoji aveva stipulato un contratto di affitto nel 1990 per 90 anni, con la specifica che alla sua morte «l'affitto può continuare a favore di altro monaco designato dall’Ordine» e che prevede, come è avvenuto, che dall’inizio dal contratto ed entro 5 anni il monaco costruisse un fabbricato destinato al culto buddhista.

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