Il monaco Gyosho Morishita, 78 anni, pacifista, cuore di una comunità buddista a Comiso dove a fine anni Novanta venne inaugurata la prima pagoda buddista d’Italia, è in vertenza con i proprietari del terreno dove sorge il luogo di culto - che gli hanno dato in comodato gratuito per 99 anni - che non consentono ai visitatori e agli amici di raggiungerlo in automobile: il cancello della strada in contrada Canicarao à chiuso con un catenaccio. Il giudice lo scorso febbraio, in un’udienza interlocutoria, ha stabilito che l’accesso dev’essere consentito dalle 16 alle 18. Ma così non è. La pagoda, e il monaco, sono quindi raggiungibili solo a piedi da un sentiero che i suoi amici hanno creato vicino alla strada principale. Pare che la motivazione che ha spinto i proprietari del terreno, che vivono lì, a chiudere il cancello sia la confusione creata dalla gente e dai veicoli e il fatto che le auto percorrano la strada a forte velocità alzando polvere. Nunzia Gianna, amica di Morishita, dice: «Ci chiediamo anche cosa potrebbe accadere in un caso d’emergenza: nessuno può passare da quella strada, neanche un’eventuale ambulanza. Gli amici di Morishita portano a piedi lungo quel sentiero il vitto e quanto serve. Ma è una fatica immane». Nei giorni scorsi si è svolta pure una manifestazione per richiamare l’attenzione sulla vicenda. Gyosho Morishita si trova a Comiso dal 1980: arrivò in concomitanza con l’installazione dei missili Cruise all’interno della base della Nato. Si unì alle manifestazioni pacifiste. Ha realizzato dapprima un piccolo tempio buddista, poi venne realizzata la pagoda, con un piccolo alloggio privato del monaco.