L’ivoriano Daouda Diane, 36 anni, che lavorava in una coop sociale che si occupa di accoglienza di migranti, non sarebbe sparito volontariamente ma sarebbe stato ucciso e il suo cadavere sarebbe stato fatto sparire.
È cambiata l’ipotesi investigativa della procura ragusana che indagava dal 4 luglio scorso dopo che dell’immigrato della Costa d’Avorio si erano perse le tracce ad Acate (Ragusa): il 2 luglio era uscito di casa per andare al lavoro e non è più tornato. La denuncia venne presentata due giorni dopo dai dirigenti della cooperativa dove l’uomo lavorava, preoccupati perché non si era presentato e non aveva risposto al telefono.
Daouda era una persona molto puntigliosa e attenta, dice chi lo conosce, nella casa che divideva con i coinquilini sono rimasti i suoi effetti personali ed un biglietto aereo acquistato perché il 22 luglio sarebbe tornato, per un breve periodo, in Costa d’Avorio, per rivedere la moglie e il figlio di 8 anni. Ma su quell’aereo non è mai salito.
L’uomo aveva lavorato, per tutta la mattina di sabato, in un cementificio della periferia di Acate, dove pare si recasse saltuariamente nei momenti liberi dal suo lavoro. Da quel cementificio Daouda inviò ad alcuni parenti un video (verosimilmente realizzato la stessa mattina del 2 luglio) che lo riprende al lavoro nella zona di una betoniera e con un martello pneumatico. Giovedì scorso nel cementificio sono stati effettuati i rilievi del Ris. Dopo tre settimane di ricerche infruttuose la Procura di Ragusa, diretta dal procuratore Fabio D’Anna, ha deciso di modificare il capo di imputazione contro ignoti in omicidio e occultamento di cadavere.
Michele Mililli, responsabile provinciale dell’Usb che, nelle ultime settimane, ha tenuto accesi i riflettori sulla vicenda dice: «La notizia del fascicolo aperto per il reato di omicidio e occultamento di cadavere è un elemento di novità importante». Per il sindacato, che ha promosso una raccolta di fondi per sostenere la famiglia, Diane non si sarebbe allontanato senza dire nulla: «Noi abbiamo sempre temuto che a fosse successo qualcosa di grave. Era un uomo tranquillo, un grande lavoratore».
L’Usb ha promosso tre manifestazioni, con la partecipazione dei lavoratori stranieri che operano nella fascia trasformata, che si sono svolte l’8 e il 15 luglio ad Acate e il 22 luglio a Ragusa, davanti alla prefettura.
I titolari del cementificio Sgv hanno smentito che l’uomo abbia lavorato per loro. Attraverso gli avvocati Luca Pedullà e Mirko Di Martino hanno detto: «L’azienda non ha mai stabilito alcun rapporto lavorativo col signor Daouda Diane. E ciò non solo perché la Sgv non ricercava personale da assumere, ma anche perché ha intrattenuto dei rapporti con lui solo pochissimi giorni prima dalla sua scomparsa. In detto brevissimo lasso temporale lui aveva chiesto alla Sgv di potere lavorare, dicendo di avere delle serie difficoltà economiche e nonostante il rifiuto oppostogli, si è offerto di tenere compagnia al personale, rendendosi utile nel limitarsi a spazzare il cortile antistante l’impianto di calcestruzzi. A fronte di ciò l’azienda ha dato all’uomo una piccola somma. Pertanto, il 2 luglio, Daouda, dopo essersi intrattenuto nel cortile dell’azienda, si è allontanato dall’azienda, non dando più alcuna notizia di sè».
«Questa scelta della procura - dicono i legali - riteniamo sia un atto dovuto. Quest’uomo è scomparso misteriosamente e bisogna capire che cosa è successo. Ciò che non comprendiamo è l’accanimento mediatico nei confronti della Sgv, assolutamente ingiustificato».
La Mattina precisa che i rilievi del Ris sono stati svolti sia all’interno del cementificio, sia in altre pertinenze, «anche su un terreno adiacente, che è stato posto sotto sequestro per reati ambientali. Un terreno utilizzato dall’azienda, ma accessibile a tutti. Su questo sequestro si è frainteso parecchio: sono stati riscontrate solo violazioni ambientali. Nient’altro».
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