Dopo tre ore di camera di consiglio, il Tribunale di Ragusa ha comminato pene per oltre 100 anni di carcere ai componenti del clan della famiglia Ventura accusati di associazione mafiosa. Il pm presso la Dda, Raffaella Vinciguerra, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto pene per 180 anni di carcere.
Il processo era nato da una inchiesta coordinata dalla Dda di Catania e portata a termine dalla squadra mobile della polizia di Stato e dal nucleo investigativo del Comando provinciale dell’Arma di Ragusa nel settembre del 2017. Secondo la procura distrettuale antimafia si individuarono i componenti di una associazione mafiosa, riferibile al clan stiddaro dei Carbonaro/Dominante, che si sarebbe imposto a Vittoria e a Comiso, tramite un gruppo che secondo gli inquirenti era riferibile alla famiglia Ventura.
Un’associazione armata che avrebbe avuto come finalità estorsioni, recupero crediti e controllo delle attività economiche anche attraverso l’intestazione fittizia dei beni. Filippo Ventura, che era considerato assieme al fratello Giambattista «Titta» Ventura come promotore dell’organizzazione, è stato condannato a 28 anni di carcere (in continuazione con altra analoga sentenza di condanna a 12 anni; 16 inflitti in questo processo). Per Giambattista «Titta» Ventura, 18 anni (21 richiesti); Rosario Nifosì, 16 anni (15 richiesti); Angelo Ventura, figlio di Titta Ventura, 13 anni e 7 mesi (14 anni richiesti); Maurizio Angelo Cutello 12 anni (14 richiesti); Francesco Giliberto 11 anni (13 richiesti); Salvatore Nicotra 10 anni e 2 mesi (16 richiesti) ; Salvatore Macca 9 anni (16 richiesti). Non luogo a procedere per Giovanni La Terra, Enzo Rotante, Gaetano Cinquerrui per prescrizione del reato di detenzione illegale di armi e porto in in luogo pubblico (il Pm aveva chiesto assoluzione per insufficienza di prove).
Il Tribunale collegiale ha poi assolto per non avere commesso il fatto, Emanuele Firrisi (il pm aveva chiesto la condanna a 15 anni) che era accusato di avere fatto parte dell’articolazione del clan a Comiso; sentenza di assoluzione perché il fatto non costituisce reato per Maria Cappello per intestazione fittizia di beni; per Vincenzo «Gino» Ventura e Maurizio Cutello per estorsione e tentata estorsione perché il fatto non sussiste. Assolti per non avere commesso il fatto, Salvatore Perucci, Andrea Perucci, Floriana Campagnolo, Claudio Saracino, Tiziana Lizzio, Agostino Glorioso, Salvatore Licitra, Andrea Frasca per non avere commesso il fatto.
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