Avevano progettato l’uccisione di due collaboratori di giustizia a Vittoria, nel Ragusano. Sarebbe emerso nel corso di una indagine per altri reati. Il 19 maggio agenti della questura di Ragusa - Squadra mobile, commissariato e polstrada di Vittoria - avevano tratto in arresto, in esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Ragusa, cinque persone: Andrea Di Martino, Sergio Di Martino, Gian Franco Stracquadaini, Rosario Greco e Massimiliano Leggio. Vengono considerati «responsabili, a vario titolo, di una sequela di furti aggravati in concorso, ricettazione in concorso, riciclaggio». Tra settembre e novembre del 2019 avrebbero messo a segno una imponente serie di furti di autovetture, per lo più utilitarie, che venivano smontate e i ricambi rivenduti. Una «centralina Obd per la decodifica delle chiavi di accensione delle autovetture da asportare», permetteva di «mettere in moto i veicoli in un tempo di circa 10-15 secondi». Ed è proprio nell’ambito di questa indagine che emergerebbe un colpo di scena. Secondo gli organismi inquirenti due degli indagati, Gian Franco Stracquadaini e Rosario Greco (omonimo cugino dell’uomo che investì e uccise i due bimbi Simone e Alessio D’Antonio a luglio del 2019 a Vittoria) sarebbero stati pronti ad ammazzare due collaboratori di giustizia. Un fatto eclatante e gravissimo che getta nuova luce sulla criminalità vittoriese. Solo il sequestro di un vero e proprio arsenale di armi a Stracquadaini a dicembre del 2020 avrebbe bloccato l’azione. Il 19 maggio nelle attività connesse agli arresti sono state rinvenute altre armi: «una spada di un metro di lunghezza con lama affilata ed acuminata, 5 cartucce calibro 38, ed una carabina ad aria compressa calibro 4,5, sequestrata per accertarne la reale potenza offensiva, al fine di escluderne una eventuale alterazione». Solo Gian Franco Stracquadaini e Rosario Greco, sono indagati anche per tentato omicidio, un’azione avulsa dai reati del gruppo con il quale commettevano i furti. Alla conclusione degli interrogatori di garanzia nel corso dei quali gli indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, il gip ha disposto i domiciliari per Sergio e Andrea Di Martino (difesi dall’avvocato Giuseppe Di Stefano) e per Rosario Greco (avvocati Saverio Lagrua e Alessandro Agnello), confermando il carcere per Stracquadaini e Leggio (avvocati Maurizio Catalano e Rosario Cognata).