«Il messaggio che la mia cliente vuole dare è che bisogna denunciare ed avere fiducia nella giustizia». Lo dice l’avvocato Luca Strazzulla del Foro di Caltagirone, il legale della donna sequestrata e violentata dopo che è stata confermata in Appello la condanna a 7 anni di reclusione per il vittoriese Sergio Palumbo, con precedenti specifici. Aveva sequestrato, violentato e rapinato una giovane donna di Vittoria, nel Ragusano, il 2 settembre del 2019. Ieri, la Prima sezione Penale della Corte di Appello di Catania, presidente Anna Rosa Castagnola, ha confermato l’esito di primo grado maturato con rito abbreviato subordinato a perizia psichiatrica a luglio 2020. «La persona offesa - dichiara ancora l’avvocato - esprime grande soddisfazione per la conferma integrale della sentenza di primo grado nei confronti di colui che si è reso artefice dei gravissimi fatti di violenza sessuale che la stessa purtroppo è stata costretta a subire. Il suo auspicio, nel ringraziare le forze dell’Ordine per il loro operato, è che tali pronunce siano da deterrente per il futuro, nei confronti di tutti questi soggetti dall’indole criminale. Non nutre sentimenti di odio o vendetta ma è soddisfatta perchè ritiene sia stata fatta giustizia». In Appello, il sostituto procuratore Antonio Nicastro aveva chiesto l’integrale conferma della Sentenza di primo grado, «evidenziando in primo luogo il valore probatorio del narrato della persona offesa, esposto, nelle diverse fasi processuali, e da ultimo in sede di incidente probatorio, con coerenza logica, in maniera scevra da contraddizioni interne, fornendo una miriade di dettagli ampiamente riscontrati dagli investigatori», riferisce il legale della parte offesa, avvocato Luca Strazzulla. Il legale della donna ha chiesto il rigetto dell’appello proposto dall’imputato e la contestuale conferma integrale della sentenza di primo grado, anche nel risarcimento in favore della parte civile per quanto subìto. Palumbo, assistito dal legale Paolo Salice, del Foro di Catania, ha chiesto scusa alla vittima in videocollegamento dal carcere di Caltagirone dove si trova ristretto. Subito dopo la condanna di primo grado, aveva inviato una lettera alla donna per chiedere scusa, ma la vittima, per la gravità di quanto accaduto e ritenendola strumentale, non aveva accettato le scuse. Dopo circa 6 ore di Camera di Consiglio, la Corte ha ritenuto di non accogliere l’appello proposto da parte dell’imputato, confermando integralmente la Sentenza di primo grado: 7 anni di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere, nonchè al pagamento di una provvisionale pari ad 30.000 euo in favore della costituita parte civile, il pagamento delle ulteriori spese processuali e la rifusione delle spese sostenute in questo grado, dalla costituita parte civile. Fissati in 90 giorni i termini per il deposito della motivazione. AGI