Contrasto alla violenza sulle donne. Sottoscritto stamane a Ragusa, in prefettura il protocollo di intesa frutto di un anno di lavoro e concertazione. Ad apporre le firme prefettura, tribunale e procura, questura, carabinieri e Guardia di finanza, Polizia postale, i sindaci, i dirigenti dei servizi di giustizia minorile e dell’ufficio di esecuzione penale esterna, il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, Asp, ufficio del Lavoro, Inps, l’Inail, i segretari delle organizzazioni sindacali, i responsabili dei Centri antiviolenza, dei centri ascolto e delle case rifugio della provincia e ordini degli avvocati, dei medici, dei farmacisti e dei giornalisti, oltre alla consulta comunale femminile. Un punto di partenza che individua ambiti di azione e competenza per la prevenzione della violenza sulle donne ma anche procedure e contatti per rendere consapevoli le donne di una rete di supporto alle denunce che lavora in sinergia e nella immediatezza. In questo senso è stato avviato il reperimento di case alloggio dai comuni su impulso della Prefettura per accogliere e proteggere subito le donne che denunciano, e sinergie importanti si sono attivate anche al di fuori della provincia iblea proprio in questo campo. Il prefetto Filippina Cocuzza ha voluto in apertura dell’incontro che si è concluso con la sottoscrizione del documento, leggere un articolo giornalistico che riguarda la storia di Caterina, donna di Frattamaggiore come emblema di un percorso di consapevolezza e denuncia che ha toccato tutti gli aspetti, psicologici e materiali del dramma vissuto dalla donna: isolata dal marito dalla rete parentale, protetta da un divieto di avvicinamento imposto dal questore che non ha dato frutto, tre denunce e poi l’assalto dell’uomo alla casa degli ex suocero. Ora il marito è in carcere. Il messaggio forte che arriva dal tavolo permanente è che istituzioni tutte, e parti civili ci sono e sono pronte a lavorare insieme mettendo in atto meccanismi di protezione e sostegno anche economico (dal sussidio alla ricerca del lavoro per rendere le donne vittime di violenza indipendenti economicamente). Per il presidente del tribunale Biagio Insacco, che punta alla prevenzione, ci sono delle sofferenze dovute anche ai ritardi con i quali le vittime si determinano a denunciare, vittime però che spesso ritrattano o rimettono la querela. Ecco perchè le informazioni e la rete di sostegno univoca giocano un ruolo decisivo. Per il procuratore Fabio D’Anna va posto l’accento anche dal punto di vista giornalistico su ciò che viene effettivamente fatto e non solo sugli aspetti negativi: "Che le donne non pinsano che se denunciano non succede nulla! Non è così". In provincia di Ragusa, il procuratore ha sostenuto che i casi ci sono ma spesso risultano legati a cause di separazione. Dal questore di Ragusa, Giusi Agnello, la garanzia di ascolto e formazione continua per rendere ancora più efficace l’azione, il comandante provinciale dell’Arma, Gabriele Gainelli ha sottolineato anche la cura che i carabinieri hanno anche nel dialogo che parte dalle scuole, il comandante della Guardia di finanza, Giorgio Salerno ha ricordato un caso recente in cui le Fiamme gialle sono intervenute nella vessazione di un marito che aveva sottratto beni e risorse a moglie e figli creando quella sudditanza economica che spesso frena le donne dal denunciare. Dall’azienda sanitaria locale, presente il manager Angelo Aliquò, la conferma della collaborazione attiva, in cui Ragusa con il "suo" codice rosa, sistema di allerta che parte dal pronto soccorso è stata «maestra» in Sicilia. E poi impegno dell’Ordine dei medici disponibile a costituire con medici di base e pediatri un sistema di sentinelle sul territorio. Dal presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Giulio Francese, la massima collaborazione con la richiesta di attivare una comunicazione più efficace da parte delle Istituzioni, dei casi positivi di protezione e sostegno attivati. Da parte di Francese anche il memento della Carta deontologica dei Giornalisti la richiesta di segnalare immediatamente i casi di abuso del linguaggio nel racconto giornalistico dei fatti che interessano femminicidi, violenze, molestie e discriminazioni. AGI