Rosario Greco, accusato di aver travolto e ucciso con un suv i due cuginetti Simone e Alessio D’Antonio l’11 luglio del 2019 a Vittoria, in Sicilia, è stato condannato a 9 anni di carcere. La decisione è arrivata dopo tre ore di camera di consiglio al tribunale di Ragusa ed è stata letta alle 12.20.
Il giudice per l’udienza preliminare Ivano Infarinato era uscito dall’aula alle 9.26 per ritirarsi in camera di consiglio dopo una brevissima udienza, nel corso della quale il pm Fabio d’Anna ha rinunciato alle repliche. Il Comune di Vittoria - che ha chiesto venga contestato l’omicidio volontario con dolo - e i genitori e i parenti dei bambini, hanno prodotto e depositato memorie.
Il Comune di Vittoria ha chiesto un risarcimento danni da un milione di euro. «No comment - le prime parole delle difese di Greco rappresentate dagli avvocati Salvatore Citrella e Nunzio Citrella dopo la pronuncia della sentenza -. Attendiamo di leggere le motivazioni».
Rabbia invece da parte dei genitori: «Il giudice non ha fatto il proprio lavoro». Alessandro e Lucia, genitori di Alessio, accolgono con «troppa delusione» la sentenza che ha condannato Rosario Greco, alla guida di quel suv, a 9 anni di carcere. «I ministri si sveglino, gli italiani si sveglino, non si può fare una legge così. Giorno 29 mio figlio avrebbe fatto 12 anni. Non si può accettare il ritto abbreviato, ieri ci lamentavamo del pm ma è stato il giudice a non fare il proprio lavoro. Così non gli ha dato la pena per quel che ha fatto, da 18 è stata abbassata a 9 anni».
La condanna ripropone il problema della commisurabilità della pena al reato di omicidio stradale. "Il problema di questa vicenda - dice il legale dei due genitori D'Antonio, Daniele Scrofani - non è la pena ma la legge. Il caso è stato trattato come omicidio stradale, seppure con l'aggravante per l'imputato dell'alterazione psicofisica dovuta all'utilizzo di sostanze alcoliche e stupefacenti. L'insoddisfazione dei genitori per la condanna a 9 anni dell'autore è sul fatto che il sacrificio dei loro figli sarebbe stata un'occasione per modificare la normativa e prevedere un'ipotesi diversa, intitolando la nuova legge ai cuginetti come hanno promesso molti politici che sono venuti a Vittoria dopo l'incidente. Chiaramente per i familiari qualsiasi pena non è rispondente alla loro doverosa sete di giustizia".
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