Infermiera positiva al coronavirus in servizio all'ospedale Maggiore di Modica. La Procura di Ragusa apre un'indagine. La donna, in servizio presso il laboratorio analisi, è risultata positiva al test. Il capo della procura Iblea, Fabio D’Anna, pur non volendo entrare nel merito della singola questione, dichiara che «verranno perseguiti con fermezza tutti i comportamenti scorretti che si discostino o non rispettino le procedure previste dalle norme sul contenimento del coronavirus. Se poi i comportamenti scorretti travalicassero le fattispecie di punibilità previste dall’articolo 650 del codice penale, causando altri contagi, verrà applicato l’articolo 590, lesioni colpose o se si prefigurasse l’attivazione di focolai di epidemia, l’articolo 452 del codice penale che prevede pene fino ai 12 anni. Il nostro Paese - conclude il procuratore capo di Ragusa - sta attraversando un periodo particolarmente delicato e difficile. A maggior ragione ora, come sempre, non è ammessa l’ignoranza delle norme o la voluta e colpevole sottovalutazione delle stesse: agiremo con fermezza». Intanto, con una nota ufficiale, dall'Azienda Sanitaria fanno sapere con che «appreso che un componente del personale sanitario è risultato positivo al coronavirus, comunica di avere attivato, immediatamente, le misure di sanificazione e contenimento previste, anche in armonia con le disposizioni specifiche per gli operatori sanitari». «Misure preventive sono state intraprese con colleghi e i pazienti venuti a contatto con la persona risultata positiva e attualmente in quarantena presso la propria abitazione». La situazione preoccupa, soprattutto per quanto riguarda i pazienti del nosocomio, e si sta cercando di ricostruire gli spostamenti della donna per cercare tutti i contatti che l’operatrice avrebbe avuto. L’infermiera che ha contratto il virus lavorava presso il laboratorio analisi dell’ospedale di Modica che è ospedale di riferimento per il comprensorio ibleo, per la trattazione delle problematiche inerenti il Covid 19. Per questo motivo le prestazioni non urgenti infatti erano state interrotte da tempo.