È previsto per domattina intorno alle 11, l’ingresso in porto a Pozzallo della nave Asso 30 che opera a supporto delle piattaforme petrolifere.
Già nella tarda serata di ieri era stato comunicato il salvataggio di 151 persone. Domattina la nave che batte bandiera italiana trasferirà i migranti a Pozzallo.
Intanto domani arriverà a Taranto la Alan Kurdi che trasporta 88 persone soccorse la settimana scorsa. L’articolo 7 del MoU prevede che esso «può essere modificato a richiesta di una delle Parti, con uno scambio di note, durante il periodo della sua validità». Partita la nota di Roma si attende ora la risposta di Tripoli. Le modifiche andranno discusse nell’ambito del Comitato misto che si riunirà in data da concordare.
L’Italia - pressata anche da una parte della maggioranza (LeU ed esponenti dem) - vuole ottenere un sostanziale miglioramento delle condizioni dei campi di detenzione libici (impropriamente definiti centri di accoglienza nel Memorandum), ora non rispettosi dei diritti umani, come da tempo denunciano le ong. Quelli governativi sono una quindicina (circa 5mila gli ospiti), tra i quali quello di Abu Slim, svuotato nei giorni scorsi dei suoi 600 detenuti per decisione della autorità.
Il timore era che la struttura potesse essere bombardata, come accaduto al Centro di Tajoura nello scorso luglio (53 vittime). La Libia è zona di guerra ed è difficile in questa situazione migliorare il trattamento umano dei migranti
tenuti prigionieri. L’Italia punta a sostenere e rafforzare la presenza nei centri di organismi internazionali come Unhcr e Oim, che però continuano a segnalare la mancanza di condizioni minime di sicurezza necessarie. Per non parlare poi del buco nero dei centri non ufficiali gestiti dalle milizie e difficilmente influenzabili dal Memorandum.
Matteo Orfini definisce quella di oggi - quando è scaduto il termine per disdettare il MoU - «una pessima giornata e di questa barbarie il mio partito è corresponsabile. Si metta mano a quegli indecenti accordi cambiandoli radicalmente. Si ripristini una missione di salvataggio in mare e si interrompa ogni collaborazione con la cosiddetta guardia costiera libica. E i porti in parlamento questa discussione».
Replica la compagna di partito Lia Quartapelle: «stracciare il Memorandum - osserva - vuole dire restare a guardare da lontano le atrocità commesse in Libia. Il Memorandum prevede varie azioni giuste rimaste inattuate. Cambiamolo per renderlo più efficace». Per Costanza Hermanin, vicesegretaria di +Europa, «bisogna cancellare gli accordi con la Libia. Dopo lo scandalo del viaggio in Italia di Bija, il capo della guarda costiera libica già accusato dall’Onu di essere un trafficante di essere umani, il Governo non può e non deve limitarsi a una promessa di modificare l’accordo con la Libia. Bisogna cancellarlo». Su Bija indagano le procure di Agrigento e Roma.
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