Quindici arresti da parte della polizia, ma anche sequestri preventivi di aziende nel settore del riciclo plastiche. Un'operazione antimafia, denominata "Plastic free", è scattata in provincia di Ragusa su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania. Le indagini degli investigatori delle squadre mobili di Ragusa e Catania, coordinati dal Servizio Centrale Operativo, colpiscono la "stidda" e i suoi interessi nel traffico illecito di rifiuti aggravato. Tra i reati contestati rientrano l'estorsione pluriaggravata, l'illecita concorrenza con minaccia, le lesioni aggravate, la ricettazione, la detenzione ed il porto di armi da sparo ed il danneggiamento seguito da incendio. L'arresto eccellente è quello di Claudio Carbonaro, pentito, il quale si era accusato di 60 omicidi, ma che secondo gli investigatori stava già progettando la riorganizzazione della cosca una volta tornato in Sicilia, ponendosi a capo dello storico clan Carbonaro-Dominante. Secondo gli inquirenti, infatti, avrebbe promosso, organizzato e diretto l’associazione, d’intesa con Giovanni Donzelli (concorrente esterno) e con l’ausilio di Salvatore D’Agosta detto “turi mutanna”, reclutando e coordinando l’attività di raccolta della plastica svolta dai Minardi; quest’ultimi, detti i “barbani” si assicuravano in via esclusiva, anche con metodi intimidatori, la raccolta del prodotto, per poi conferirlo, in esecuzioni dei precedenti accordi, esclusivamente presso le imprese della famiglia Donzelli. L’intervento di Carbonaro nel 2015 ha inoltre permesso di raggiungere un accordo criminale con la famiglia gelese dei Trubia (anche loro colpiti da provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria nissena nel 2016 per i medesimi fatti) per la spartizione dei terreni. Tra gli episodi accertati, nel 2015 Salvatore D’Agosta Salvatore e Gaetano Tonghi appiccarono il fuoco ad un autocarro di proprietà di una ditta di raccolta plastica per intimidirli e non farli operare sul territorio vittoriese mentre nel 2017 Antonino Minardi e Giuseppe Ingala danneggiarono l’autovettura di uno dei responsabili di un’azienda agricola, reo, a loro dire, di aver fatto prelevare la plastica dismessa ad un’altra impresa di raccolta plastica. In quella occasione, erano stati arrestati dalla Squadra Mobile di Ragusa due uomini per detenzione di armi rubate, subito dopo aver commesso l'intimidazione che, a seguito delle indagini odierne, servivano per ottenere l’egemonia nel settore della redditizia raccolta della plastica. Tra le aggravanti contestate vi è anche la disponibilità di armi da parte degli indagati. Antonino Minardi è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Ragusa per la detenzione di una pistola rubata nel mese di settembre 2019. Tra i reati contestati (solo a Giovanni e Raffaele Donzelli, Andrea Marcellino, Francesco Farruggia e Giovanni Longo), vi è inoltre la gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti. Gli indagati smaltivano abusivamente i fanghi speciali provenienti dal lavaggio della plastica, nocivi in quanto costituiti da terra mista a fertilizzanti e pesticidi. I rifiuti venivano interrati e ricoperti con cemento e asfalto o ancora occultati mediante sversamento abusivo nei terreni adiacenti la SIDI dei Donzelli o in altri terreni di Vittoria, creando un grave danno all’ambiente. La Polizia di Stato ha effettuato durante il periodo investigativo anche riscontri mediante videoriprese delle fasi di smaltimento illegale. I reati ambientali commessi dagli indagati hanno permesso di ottenere maggiori profitti, in quanto lo smaltimento abusivo, privo di tracciabilità (per assenza del FIR), non viene conferito presso una discarica autorizzata, con illecito abbattimento dei costi; è stata elusa anche l’IVA da parte dei commercianti materie plastiche, proprio in virtù di tale smaltimento clandestino. La Procura della Repubblica ha anche richiesto ed ottenuto il sequestro preventivo di 5 aziende riconducibili agli indagati. Il volume di affari complessivo delle aziende sequestrate ammonta a circa 5 milioni di euro, tra queste quelle appartenenti alla famiglia Donzelli e a Longo. È stato nominato un amministratore giudiziario, in modo da consentire la prosecuzione dell’attività imprenditoriale, con salvaguardia dei lavoratori. In carcere: Claudio Carbonaro, indagato per associazione per delinquere di stampa mafioso e tutti gli altri reati ampiamente sopra descritti; Salvatore D'Agosta, indagato per associazione per delinquere di stampa mafioso e tutti gli altri reati ampiamente sopra descritti; Giuseppe Ingala; Antonino Minardi, indagato per associazione per delinquere di stampa mafioso e tutti gli altri reati ampiamente sopra descritti); Crocifisso MInardi detto "Lucio"; Emanuele Minardi, indagato per associazione per delinquere di stampa mafioso e tutti gli altri reati ampiamente sopra descritti; Salvatore Minardi, indagato per associazione per delinquere di stampa mafioso e tutti gli altri reati ampiamente sopra descritti; Giovanni Tonghi, indagato per associazione per delinquere di stampa mafioso e tutti gli altri reati ampiamente sopra descritti; Giovanni Donzelli, concorso esterno in associazione mafiosa; Raffaele Donzelli, concorso esterno in associazione mafiosa. Ai domiciliari sono finiti: Gaetano Tonghi, indagato per tutti gli altri reati sopra ampiamente descritti ad esclusione dell’associazione di stampo mafioso: Giovanni Longo, indagato per tutti gli altri reati sopra ampiamente descritti ad esclusione dell’associazione di stampo mafioso; Andrea Marcellino, indagato per tutti gli altri reati sopra ampiamente descritti ad esclusione dell’associazione di stampo mafioso; Salvatore Minardi, indagato per tutti gli altri reati sopra ampiamente descritti ad esclusione dell’associazione di stampo mafioso e Francesco Farruggia, indagato per tutti gli altri reati sopra ampiamente descritti ad esclusione dell’associazione di stampo mafioso. "C'è stato un patto scellerato tra l'associazione mafiosa che si stava ricostruendo con a capo Claudio Carbonaro e l'imprenditoria locale". Lo ha detto il questore di Ragusa Salvatore La Rosa, a margine della conferenza stampa sull'operazione "Plastic free". "L'indagine ha permesso di verificare - ha aggiunto il questore di Ragusa - che alcuni imprenditori di Vittoria avevano vantaggi enormi per lo smaltimento della plastica e riuscivano ad estromettere altri operatori puntando sulle minacce e sulla pressione mafiosa. Tra l'altro vi era stata una spartizione del territorio tra le famiglie mafiose di Ragusa e Caltanissetta proprio per non calpestarsi vicendevolmente i piedi".