Ufficiali le prime immagini del rifugio antiaereo che sta venendo fuori in seguito agli scavi che vengono condotti sotto piazza Matteotti, nel cuore del centro storico di Modica. A diramarle il sindaco Ignazio Abbate mentre la ditta prosegue nei lavori di ricerca. "La sonda dotata di telecamera che è stata calata all'interno del varco aperto sulla volta superiore del bunker ha mostrato le scale di accesso, un lungo corridoio e due porte dalla parte opposta all'entrata che dovrebbero condurre all'uscita". "Dal breve video che ho avuto modo di visionare - prosegue il primo cittadino - il bunker corrisponde alla perfezione a quello mostrato nella pellicola Anni difficili, il capolavoro cinematografico realizzato da Luigi Zampa ambientato nella Modica della Seconda Guerra mondiale e in particolare quello legato alla scena della fuga nel sottosuolo mostra chiaramente come era il bunker quando era ancora in uso. Dalle immagini, la struttura appare in ottimo stato di conservazione e coincidente con quello mostrato nel film. Siamo riusciti finalmente ad entrare grazie alla sonda che ci ha mostrato dopo 70 anni questa preziosissima testimonianza storica di un passato comune a tutti noi. Adesso, dopo esserci accertati dell'effettiva presenza e dello stato di conservazione del bunker, ci sposteremo verso una delle due porte di accesso dove sarà più facile farci largo e mettere piede dentro. Mi auguro che in poche settimane potremo aprire e ripulire tutto in modo da prepararlo ad ospitare il museo della seconda guerra mondiale". Sui lavori di ricerca del rifugio antiaereo nel sottosuolo di piazza Matteotti non poche le polemiche. Polemiche sulle spese che si stanno affrontando, polemiche sul reale ingresso alla struttura utilizzata nel corso della Seconda Guerra mondiale per salvarsi dai bombardamenti. In questo dibattito si è inserito anche lo storico e scrittore modicano Papè Rizzone, settantanove anni, che dai suoi ricordi ricava una testimonianza di vita. "Mi ritengo una memoria storica della città di Modica essendo nato nel 1940 - ha scritto - ed intendo fare chiarezza sul bunker antiaereo che si sta cercando di riportare alla luce in questi giorni in piazza Matteotti. Bambino, con gli altri ragazzi della zona giocavamo per strada e la piazza Matteotti era il nostro regno, le automobili erano rarissime e la piazza era tutta per noi. Ci incontravamo in piazza e giocavamo a palloncina, un gioco a squadre inventato da noi, che richiamava un pò il baseball però senza mazza e con una palla fatta di stracci. Le palme della piazza erano le nostre basi, le dovevamo raggiungere correndo ed erano la nostra salvezza mentre i ragazzi della squadra avversaria cercavano di colpirci con la palla. Spesso ci rifugiavamo in un casotto che si trovava in piazza, presso la prima palma, era chiuso da una porta di traverse di legno che talvolta era aperta e così entravamo dentro". La notizia completa nel Giornale di Sicilia in edicola