Resta dissequestrata la nave dell’Ong spagnola ProActiva Open Arms. Lo ha disposto il Tribunale del Riesame di Ragusa che ha rigettato il ricorso presentato dalla locale Procura contro la decisione del Gip del capoluogo ibleo che il 16 aprile aveva annullato il sequestro. Lo rende noto il collegio di difesa. L’imbarcazione il 18 marzo scorso era stata sequestrata su disposizione della Procura distrettuale di Catania che ha indagato il comandante Marc Reig Creus, assistito dall’avvocato Rosa Emanuele Lo Faro, e il capo missione Ana Isabel Montes Mier, difesa dall’avvocato Alessandro Gamberini, per traffico di immigrazione clandestina e associazione per delinquere. Il provvedimento, basato su indagini della squadra mobile di Ragusa e della Guardia costiera, era stato confermato dal Gip di Catania, che ha però ritenuto non sussistente il reato associativo. Gli atti sono stati trasmessi a Ragusa dove la Procura ha ribadito la richiesta di sequestro, rigettata dal Gip Giovanni Giampiccolo ritenendo che l’Ong abbia «agito per stato di necessità». «Nella vicenda in esame nessun elemento consente di ravvisare il ricorrere di cointeressenze o di accordi tra l’equipaggio della motonave Open Arms e l'organizzazione - verosimilmente libica - autrice dell’illecito trasporti di migranti». Lo scrive il Tribunale del Riesame di Ragusa nel rigettare la richiesta di sequestro della nave dell’Ong spagnola ProActiva avanzata dalla locale procura. Secondo i giudici in questo caso, «ammesso che sia ipotizzabile la sussistenza di determinazioni del comandante" della nave «non pienamente collaborativa con le indicazioni ricevute dalle autorità libiche e dalla Centrale operativa italiana, queste non bastano a «configurare il reato ipotizzato». Il Tribunale conferma l’azione per stato di necessità: «La carenza di condizioni di sicurezza - scrivono i giudici del Riesame di Ragusa - e il profilarsi di condizioni di pericolo per i migranti, pur se determinati in gran parte dal comportamento di quest’ultimi», che si tuffavano dalle motovedette libiche che li avevano recuperati in mare, «legittimavano allora il soccorso da parte di Open Arms». Il rifiuto del comandante di chiedere un porto sicuro a La Valletta è giustificato dal Tribunale con la «convinzione, fondata o meno che fosse, di non ottenere un assenso da Malta» che, scrivono i giudici, «è fatto notorio».