La carezza sul cuore, il sostegno, l'abbraccio, l’affondo contro i mafiosi, che «si dicono cristiani», ma «di cristiano non hanno nulla». Papa Francesco ha incontrato oggi Paolo Borrometi, direttore del quotidiano online La Spia, collaboratore dell’Agi e presidente di Articolo 21, finito nel mirino boss Salvatore Giuliano che, forte del legame con il clan catanese dei Cappello, pianificava il suo omicidio.
Un gesto importante, di vicinanza e di incoraggiamento, da parte del Pontefice, che suggella la settimana di mobilitazione, dal 25 aprile al 1 maggio, per sostenere i cronisti minacciati e rimettere al centro dell’agenda politica e mediatica il tema del contrasto alle mafie e alla corruzione.
Un’iniziativa nata da un appello di don Luigi Ciotti e di altri colleghi sotto tiro, come Federica Angeli, Michele Albanese, Lirio Abbate, Sandro Ruotolo, al quale hanno aderito decine di responsabili di testata. E’ stata «un’udienza privata di oltre mezz'ora in cui il Santo Padre ha accarezzato il mio cuore. Nessuna formalità, solo il suo sorriso infinito e la sua disarmante semplicità», racconta Borrometi sul suo profilo Facebook dopo la chiacchierata con il Pontefice, che descrive con emozione e con una punta di sorpresa. «Papa Francesco sapeva tutto, io raccontavo la mia esperienza di vita e Lui la anticipava, completandola. Aveva letto quelle drammatiche intercettazioni in cui i boss di Pachino, poche settimane fa, dettagliavano il piano dell’attentato, per far saltare me ed i ragazzi della mia scorta in aria. Aveva capito, più di tanti altri, il significato di quel "bum e tutti a terra", di quei "fuochi d’artificio", di quella "mattanza" che dovevano fare con le nostre vite. Il Papa è stato molto duro solo in un momento, quando mi ha detto che i mafiosi che si dicono cristiani, di cristiano non hanno nulla. Poi mi ha chiesto di non sentirmi isolato, di andare avanti nel mio lavoro, dicendomi che lui è con me con la preghiera e chiedendomi di dare ai ragazzi della scorta e alla mia famiglia un abbraccio affettuoso da parte sua".
Quasi non credeva alle sue orecchie Borrometi, quando ha scoperto il Papa informato sulle sue inchieste, «come quella che denunciava la presenza della società del capomafia di Pachino, Salvatore Giuliano, nel consorzio Igp del famoso e buonissimo pomodorino». Il giornalista, che dal 2014 vive sotto scorta, ha chiesto al Santo Padre «la preghiera» per gli uomini e le donne che difendono la sua vita «e per chi mi sta realmente accanto».
Alla fine dell’incontro, gli scatti di rito - che accompagnano il post su Facebook - con la complicità di un caro amico di Borrometi, don Marco Pozza, fondatore di "Sulla strada di Emmaus". «Solo lui poteva pensare e proporre un selfie con il Papa, preceduto da una foto, in cui il Santo Padre mi ha detto, sorridendo, 'abbracciami se vuoi. Grazie Papa Francesco», conclude il giornalista.
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