CHIARAMONTE GULFI. La sua casa è bruciata dopo la mezzanotte. Alle 12,30 il fuoco è arrivato nei pressi della casa, con una fiammella che è finito sul capanno degli attrezzi. Da lì a poco, il fuoco è arrivato alla casa e le fiamme hanno distrutto tutto. Oggi, Raffaele Lucifora vive in casa della figlia, a poche centinaia di metri da quella che è stata la sua casa. Rimane poco o nulla, solo un cumulo di macerie e di lamiere.
La casa era un prefabbricato, costruito con tanti sacrifici tanto tempo fa. Raffaele Lucifora viveva da solo, ma la figlia Cinzia, il genero ed i nipoti trascorrevano gran parte della giornata insieme a lui. «La sera, intorno alle 22, eravamo a cena a casa di papà – racconta Cinzia – ci hanno avvertito che le fiamme erano vicine. Abbiamo visto la pineta che bruciava. Ma le fiamme erano ancora lontane. Abbiamo però deciso di andar via insieme a papà. Se fossimo rimasti, forse la casa sarebbe salva. Non è stata avvolta dalle fiamme, l’incendio è rimasto lontano. Ma una fiammella è finita nel capanno e nessuno ha potuto spegnerlo. Noi abbiamo visto tutto dal balcone. Abbiamo lanciato l’allarme, ma non c’è stato nulla da fare». Mario Brullo è il nipote di Raffaele Lucifora.
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