RAGUSA. Fu Veronica Panarello a uccidere il figlio Loris Stival di 8 anni? Fu lei a strangolarlo per poi caricare il corpicino sull’auto e gettarlo in un canalone di Santa Croce Camerina? Sono le domande alle quali darà una risposta Andrea Reale, il giudice per l’udienza preliminare, che oggi entrerà in camera di consiglio per decidere se fu la mamma, 22 mesi fa, a uccidere il proprio figlio. Non sono le uniche due domande sorte in questi 22 mesi. Innanzitutto, manca ancora un movente: perché uccidere un bambino di 8 anni? E poi: se è stata Veronica, ha agito da sola? Prima di ritirarsi in camera di consiglio il gup ascolterà ancora una volta Veronica. Lei, l’unica accusata del delitto, nella terza e ultima versione dei fatti fornita agli inquirenti, accusa il nonno paterno di Loris, Andrea Stival, con cui dice di aver avuto una relazione. La motivazione sarebbe da ricondurre al fatto che Loris avrebbe scoperto tutto e voleva raccontarlo al padre Davide. Andrea ha sempre negato sia la responsabilità dell’omicidio che questa presunta relazione. Ma Veronica continua a sostenere questa tesi: sarebbe stato il nonno a strangolarlo con una cavetto usb, chiedendole di legargli i polsi con delle fascette da elettricista. Insieme, poi, si sarebbero disfatti del corpo. Quindi, come sostiene il legale di Veronica, Francesco Villardita, la giovane mamma sarebbe colpevole del solo reato di occultamento di cadavere e non anche di quello di omicidio. Ma questa versione non viene sostenuta da nessuna prova: le telecamere inquadrano Veronica entrare e uscire da casa con l’auto ma non c’è traccia del nonno. Poi inquadrano quell’auto più volte, in varie zone del paese,in direzione di quel canalone dove un cacciatore, Orazio Fidone, ritrovò il corpo senza vita del bambino. Il procuratore Carmelo Petralia e il sostituto Marco Rota chiedono 30 anni di carcere, il papà Davide Stival un risarcimento di 2 milioni di euro e nelle scorse settimane ha anche chiesto la separazione dalla moglie. “Voglio giustizia per mio figlio – ha detto Davide – Veronica deve pagare per tutto quello che ha fatto. Chi è stato deve avere una pena esemplare”. «Veronica Panarello è pronta da sempre a qualsiasi sentenza. Certo, non è serena perchè sta affrontando un momento particolare e un'ansia normale per questi casi. Non riusciamo a fare alcun tipo di previsione perchè è un processo particolare e siamo aperti a ogni soluzione». Lo ha affermato Francesco Villardita entrando nel Palazzo di Giustizia di Ragusa dove oggi è prevista l'ultima udienza del processo, col rito abbreviato, alla 28enne accusata di avere ucciso, il 29 novembre del 2014 il figlio Loris di 8 anni nella loro casa di Santa Croce Camerina. La Procura, il 3 ottobre scorso, ha chiesto la sua condanna a 30 anni di reclusione. «Lei si ritiene non colpevole - aggiunge il penalista - e noi riteniamo che la prova oltre ogni ragionevole dubbio non è stata raccolta, quindi aspettiamo e vediamo quali sono le valutazioni del giudice oggi. Poi le sentenze si accettano o si impugnano». «Questa sentenza potrà dare una possibilità alla famiglia di riunirsi». Lo ha affermato Francesco Biazzo, legale di Andrea Stival, entrando nel Palazzo di Giustizia di Ragusa per il processo Loris, riferendosi ai contrasti tra il suo assistito e suo figlio Davide Stival. «È 'commosso' per quest'ultimo giorno - aggiunge il penalista accanto al suo assistito che non vuole parlare con i giornalisti - e vuole soltanto giustizia e pace per suo nipote». Andrea Stival è indagato, in un'altra inchiesta, per concorso nell'omicidio del bambino dopo che Veronica Panarello lo ha accusato di avere ucciso lui Loris perchè aveva scoperto che erano amanti. Accusa negata dall'uomo, che nel processo è parte civile. «Ci aspettiamo che questo fascicolo aperto come atto dovuto - osserva l'avvocato Biazzo - venga chiuso al più presto per l'assoluta falsità delle accuse. Dal processo ci aspettiamo una sentenza che faccia giustizia, quindi una condanna. «In quell'angolo buio entra soltanto lei», Veronica Panarello. Lo ha affermato il sostituto procuratore Marco Rota nelle repliche del processo per l'omicidio di Loris, ribadendo la richiesta di condanna a 30 anni di reclusione per la madre del bambino. Nel suo intervento, durato 90 minuti circa, il magistrato ha ricostruito la dinamica del delitto e la sua tempistica. Ha anche ribadito che la perizia psichiatrica esclude che la donna non fosse in grado di intendere e di volere, e che la perizia medico-legale dimostra che Loris è stato strangolato con una fascetta di plastica e non con un cavo Usb, come sostiene nella sua ultima ricostruzione Veronica Panarello. L'udienza davanti al gup Andrea Reale sta proseguendo con l'intervento delle parti civili. Il primo a parlare è l'avvocato Daniele Scrofani per il marito dell'imputata, Davide Stival. Seguirà quello dell'avvocato Francesco Biazzo per Andrea Stival nonno del piccolo. «Una sentenza che non si discosti dalla verità, ovvero da quanto emerso con chiarezza dalle indagini» di polizia di Stato, squadra mobile della questura e carabinieri. L'ha chiesta il pm Marco Rota al gup Andrea Reale, nelle repliche del processo Loris. Il magistrato ha ribadito la richiesta di condanna a 30 anni di reclusione per omicidio premeditato e occultamento di cadavere per Veronica Panarello, che l'accusa ritiene «colpevole del delitto».