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Ragusa, Legambiente: "Fiume Irminio avvelenato". Scatta l'indagine

Legambiente segnala una grave moria ittica che ha colpito nuovamente il corso d’acqua. Il biologo Duchi: «Un fattore nocivo che non ha dato scampo»

RAGUSA. Le «lancette» ritornano indietro di quasi tre anni fa. Era il mese di gennaio del 2013 quando, una domenica mattina, diverse trote galleggiavano, morte, in una precisa zona del fiume Irminio. Stecchite, uccise - si disse - per l'inquinamento delle acque. Indiziate numero uno furono le aziende agricole che si trovano nell'area a monte, nelle zone di ricarica delle sorgenti Misericordia e Oro Scribano.

Scattarono i controlli, le denunce, ma pochi giorni fa è arrivata l'assoluzione per tutte le aziende coinvolte. Il problema, però, non è affatto risolto. E con esso la domanda: da cos'è causato l'inquinamento dell'Irminio? L'ultima grave segnalazione è di queste ore, e viene da Legambiente.

«Il 2015 finisce male per l'ambiente ibleo. Una grave moria ittica ha infatti colpito nuovamente - spiegano gli ambientalisti - il fiume Irminio, in un'area fino ad ora immune da tali situazioni: il tratto subito a valle della Diga di Santa Rosalia, in pieno sito di importanza comunitaria e in una zona vietata alla pesca per la protezione della trota macrostigma». La questione appare quanto mai inquietante.

«È uno sterminio - dice Legambiente - che ha colpito indifferentemente tutte le specie: trote, carpe, carassi, anguille, rovelle. Il fatto che siano morte anche specie fortemente resistenti all'inquinamento, come carpe, carassi e anguille, dà il segno dell'impatto ambientale che deve esserci stato».

Sull'accaduto indaga la Polizia Provinciale, mentre, i tecnici dell'Arpa hanno effettuato prelievi per verificare lo stato di inquinamento del fiume.

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