POZZALLO. "Non ci sono le garanzie minime per una collaborazione efficace". E' quanto sottolinea l'organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere annunciando, in una nota, l'uscita dal Centro di prima accoglienza e soccorso di Pozzallo e la chiusura del progetto di supporto psicologico nei Centri di Accoglienza Straordinaria della Provincia di Ragusa. L'organizzazione inoltre rinnova "il proprio appello alle autorità italiane affinché sviluppino risposte concrete e di lungo termine: i bisogni delle persone più vulnerabili devono essere la priorità".
"Nonostante le nostre richieste, le condizioni precarie e poco dignitose in cui vengono accolti migranti e rifugiati appena sbarcati - quali sovraffollamento, scarsa informazione legale e tutela dei diritti - rischiano di rimanere la realtà del futuro", ha dichiarato Stefano di Carlo, capo missione dei 'Medici senza frontiere' in Italia. "In queste condizioni la nostra capacità di offrire una risposta efficace ai bisogni medici e psicologici delle persone vulnerabili, come le donne gravide, i minori e le vittime di tortura, accolte nel centro di Pozzallo e nei centri di accoglienza di Ragusa è estremamente limitata", ha sottolineato inoltre di Carlo.
Il sindaco di Pozzallo Luigi Ammatuna ha detto: "Me ne dispiaccio. Sono dei medici e infermieri bravi che aiutano e danno una mano anche a quelli dell'Asp. Ora sicuramente queste figure mancheranno". "I medici di Msf - ha aggiunto Ammatuna - hanno avuto un incontro con il prefetto ed il direttore generale dell'Asp di Ragusa. Pare che non vi siano le condizioni per rinnovare la convenzione con l'Asp per assicurare la presenza nel centro di accoglienza di Pozzallo e quindi lasciano. Non è una loro scelta. Non so quali siano le motivazioni". "Mi hanno detto che ci sarà la loro presenza ancora per un mese, un mese e mezzo - ha concluso Ammatuna - di un medico e di un infermiere. Dopodiché lasceranno. Presumo che l'Asp dovrà garantire lo stesso la presenza di medici ed infermieri nel centro di prima accoglienza o con personale suo o con altri. Mi auguro, spero che non cambi nulla, che ci sia sempre la garanzia della presenza di medici ed infermieri. Quale casacca, quale camice indossino non lo so".
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