SANTA CROCE CAMERINA. «Quella mattina il bambino io non l'ho accompagnato a scuola». È l'ammissione, per il momento piena di «dubbi e confusione», di Veronica Veronica Panarello al marito, Davide Stival, confermando la tesi della Procura di Ragusa: quel maledetto 29 novembre del 2014 il figlio della coppia, Loris di 8 anni, sarebbe salito a casa da solo. Ma non va oltre, perchè continua a proclamarsi innocente e a ribadire: «non l'ho ammazzato io». Il colloquio è avvenuto il 6 novembre scorso nel carcere di Agrigento, dove la donna è detenuta per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.
Potrebbe essere l'avvio di una svolta nell'inchiesta che passa da un cambiamento nella linea difensiva della donna. Il prossimo passaggio sarebbe una deposizione davanti ai Pm della Procura di Ragusa, per cambiare quella versione che i magistrati ritengono sia piena delle «bugie di Veronica». Il suo legale, l'avvocato Francesco Villardita, afferma netto: «non mi pronuncio assolutamente». Ma il penalista ci tiene a precisare: «non c'è alcun contrasto nella linea di difesa tra me e la signora Panarello». La Procura non commenta, ma fonti vicino all'inchiesta invitano alla «cautela perchè il momento è particolarmente delicato». E le posizioni posso mutare da un attimo all'altro. Per un caso uno dei Pm dell'inchiesta, Marco Rota, l'avvocato Villardita e il legale di Davide, l'avvocato Daniele Scrofani, trascorrono diverse ore nella stessa aula del Tribunale di Ragusa per un processo di droga e mafia: «abbiamo parlato soltanto di questo procedimento e di null'altro», precisano i penalisti a fine udienza.
Il riferimento è a Veronica Panarello. È lei a chiamare, al telefono, il marito: «Davide ti devo parlare, vieni a trovarmi, ho qualcosa da dirti...». L'incontro avviene nella sala colloqui. Appare «confusa nei ricordi», la 27enne accusata di aver ucciso e gettato in un canalone suo figlio Loris, di 8 anni, lo scorso 29 novembre a Santa Croce Camerina. E questa volta, come aveva promesso telefonicamente, va oltre i dubbi - intercettati il 6 gennaio scorso da polizia e carabinieri che li inseriscono nell'informativa depositata alla Procura di Ragusa - che erano stati espressi dalla donna sempre a Davide Stival: «Può essere che hai ragione tu, può essere che io mi ricordi di averlo lasciato a scuola, ma che invece lui sia rientrato a casa. Ma quando sono tornata non c' era più». Per fare però
subito un passo indietro:«E se mi ricordassi la scena del giorno prima?».
Questa volta Veronica Panarello fa un ulteriore passo avanti: «Quella mattina il bambino io non l'ho accompagnato a scuola»,
Loris «è salito a casa da solo, usando il portachiavi con l'orsacchiotto», che la donna aveva detto di avere lasciato a casa. Poi spiega così perchè è tornata nell'abitazione: «Dovevo prendere un passeggino da regalare a un'amica». Ma cosa ha fatto dentro casa dice di «non ricordarlo». «Sono confusa - ripete - ho tante cose che mi girano per la testa». E alla domanda del marito se l'ha ucciso lei Loris torna alle sue certezze: «No, non sono stata io. Non avevo nessun motivo per farlo». Poi si chiude di nuovo a riccio: «Mi ricordo solo quello che ti ho detto, non ti basta? Ora stammi vicino...».
Potrebbe essere il cedimento psicologico della donna che è detenuta dal 9 dicembre dello scorso anno, che sente la mancanza del marito. O un cambio di strategia difensiva con una parziale o totale svolta nell'inchiesta. Il passo successivo sarebbe quello di parlare con i magistrati della Procura di Ragusa che hanno chiesto il suo rinvio a giudizio. L'udienza preliminare davanti al Gup è fissata per il prossimo 19 novembre.
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