RAGUSA. La Procura di Ragusa firma il primo passo verso la richiesta di rinvio a giudizio di Veronica Panarello, la ventiseienne accusata di avere strangolato e gettato in un canalone il 29 novembre 2104, a Santa Croce Camerina, il figlio Loris Stival di 8 anni. Ha infatti depositato l'avviso di conclusione indagine che è stato notificato alla donna, detenuta dal 9 dicembre scorso, nel carcere di Agrigento. Il suo legale, l'avvocato Francesco Villardita, conferma di avere ricevuto il provvedimento: "Vaglieremo tutte le opzioni, anche l'eventuale ricorso a riti alternativi - commenta il penalista - ma lo faremo soltanto dopo avere preso e letto tutti gli atti confluiti nell'inchiesta. Adesso comincia la battaglia, perché si va verso la fase in cui si ristabiliscono gli equilibri tra accusa e difesa". Esce dall'inchiesta per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere Orazio Fidona, il 'cacciatore' che ha trovato il corpo senza vita del piccolo in contrada Mulino Vecchio. La Procura di Ragusa contesta alla donna di "avere cagionato la morte per soffocamento" del "proprio figliolo, mediante la costrizione dei polsi ed azione di strangolamento portate con l'uso di fascette di serraggio in materiale plastico". E poi, per "assicurarsi l'impunità", di averne occultato il cadavere "trasportando a bordo della propria autovettura il corpo esamine" del bambino "gettandolo in un canale di scolo" da "un'altezza non inferiore a 2,5 metri, procurandogli un'ampia frattura della teca cranica". Al centro del fascicolo aperto dalla Procura, che si è avvalsa delle indagini della polizia di Stato, della squadra mobile e dei carabinieri, le presunte bugie della mamma di Loris. Per il procuratore Carmelo Petralia e il sostituto Marco Rota le telecamere non mentono, Veronica Panarello invece sì. Quando dice di avere accompagnato il figlio a scuola, quando sostiene di non essere stata nella zona dove è stato rinvenuto il cadavere del bambino. A smentirla, scrivono Gip di Ragusa e Tribunale del riesame di Catania, l'"evidenza delle immagini nitide che conclama il mendacio" della donna che, per i giudici, avrebbe una "elevatissima capacita' criminale". Per loro Veronica Panarello è una moderna Medea che ha agito "con agghiacciante indifferenza, da lucidissima assassina" con la "sconcertante glacialità nell'ordire la simulazione di un rapimento a scopo sessuale", una "impressionante determinazione nel liberarsi del cadavere del figlio". Le immagini che per la Procura accusano la donna, sull'uscita di casa e ritorno nel palazzo di Loris; per la difesa sono "macchie che non dimostrano alcunché" anche per l'assenza di un movente. Che per il Tribunale del riesame, in un provvedimento confermato dalla Cassazione del 29 maggio scorso, è invece legato "al fallimento del piano mattutino che non prevedeva l'"ingombrante' presenza del suo primogenito". La donna "esasperata per il comportamento del figlio rientra a casa e, in preda a un'incontenibile impulsiva furia aggressiva, avrebbe soppresso il bambino", stringendogli al collo un cappio con le fascette che aveva a portata di mano e poi "legandogli i polsi, verosimilmente per simulare un omicidio a sfondo sessuale con sevizie, ad opera di un estraneo". La battaglia legale sarà lunga e si baserà anche su scontri tra perizie contrapposte: su allineamenti delle riprese, su immagini non chiare, sull'orario della morte di Loris, su tabulati telefonici e contenuti di messaggi e testimoniane. La richiesta di rinvio a giudizio è prevista per novembre.